Pioli, un calcio europeo e aggressione alta. Commisso molto soddisfatto dagli USA
A Firenze tornerà un Pioli diverso rispetto al 2019: ora è tra i top del calcio italiano. Sa variare tatticamente, è carico per la nuova avventura
Ha dovuto vincere uno scudetto, conquistare un secondo posto e riportare il Milan fino a una semifinale di Champions League per smentire tanti (non tutti) di quelli che per anni lo hanno considerato un allenatore vecchio stampo.
Quasi antico. Come se tutto quello che aveva mostrato in precedenza non fosse esistito. Perché in realtà, Stefano Pioli, è sempre stato al passo con i tempi. Attento ad ogni minima evoluzione e capace, al contrario di tanti colleghi della sua generazione, di restare costantemente aggiornato, scrive il Corriere Fiorentino.
INNOVAZIONI. Basta ripensare alla sua prima stagione alla Lazio, quando mostrando un calcio spesso spettacolare arrivò fino al terzo posto. Oppure, tanto per restare in casa viola, ad alcune sue invenzioni. In tanti se lo son dimenticato infatti, ma il mister in pectore della Fiorentina fu tra i primi (assieme a Paulo Sousa e Spalletti) a spostare il terzino «dentro al campo».
A Firenze aveva Biraghi, in rossonero trovò Theo Hernandez e ne fece una spada laser che con i suoi tagli squartava le difese avversarie. Chissà. Magari lo si è sempre descritto in un certo modo perché tra le sue qualità aveva e ha anche quella sensibilità umana che lo ha reso in grado di gestire situazioni terribili e/o spogliatoi complicatissimi.
E così spesso, più che sulle idee o le proposte di gioco, ci si concentrava sulla sua gestione delle persone. CALCIO EUROPEO. Rispetto a quando era a Firenze è cambiato Pioli, anche nella sua proposta di calcio. Il mister, proprio grazie ai successi ottenuti al Milan, oggi ha uno status completamente diverso.
Diciamo che lo si può mettere immediatamente alle spalle dei super top alla Antonio Conte, giusto per stare in Italia. Non a caso avevano pensato a lui club come Roma, Juventus e Atalanta oltre che la Nazionale. Per questo il fatto che la Fiorentina abbia puntato su di lui ha rassicurato almeno in parte l’ambiente.
Perché, riflessione diffusa, «se ha accettato vuol dire che gli hanno dato delle garanzie». Resta un allenatore «aziendalista» insomma, ma non uno che si accontenta. Sul piano tattico poi, Pioli resta capace di variare senza legarsi mani e piedi a uno schema (ha difeso sia a tre che a quattro) ma ora le sue squadre sono in linea con la filosofia più in voga in Europa: difesa uomo su uomo, aggressione alta, pressione in avanti e recupero più veloce possibile del pallone.
Tutto il contrario, per intendersi, da quanto fatto quest’anno dai viola. Già quasi quotidiani i confronti con la sua prossima dirigenza. Colloqui fitti dai quali è emersa la grande carica del mister e, filtra dagli Usa, la grande soddisfazione di Rocco Commisso.
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