Mancini: "Possiamo andare ai Mondiali. Ct? Non penso che il mio nome sia fra i candidati"
L'ex ct della Nazionale: "Se avessi parlato con Gravina non avrei lasciato l'Italia"
Intervista a Roberto Mancini sulle pagine de La Nazione. Questo un estratto delle sue dichiarazioni: Buongiorno Roberto Mancini, il fatto che mi stia rispondendo al cellulare vuol dire che non è impegnato in colloqui con la Figc...
Eppure c’è una panchina azzurra desolatamente vuota... «Guardi, mi creda, non so niente. Nessuno mi ha chiamato»Beh, questo non vuol dire molto. Lo stesso presidente Gravina ha fatto capire che non c’è fretta. Sia sincero, ci spera ancora di tornare dopo aver abbandonato il posto nell’estate del 2023?
«Sono ancora dispiaciuto per quel che è successo. Ma io non ho proprio idea di quel che potrà accadere, non penso che il mio nome sia fra i candidati». Da una parte gli eroi dei 2006 Gattuso-De Rossi-Cannavaro. Dall’altra Mancini, timoniere della nazionale che ha trionfato agli Europei del 2021.
All’Italia serve più un progetto, una ventata di aria azzurra o altro? «Non mi piace parlare di altri colleghi, non mi sembra giusto entrarci. Così come sulla questione Ranieri. Posso solo dire di essere dispiaciuto per la situazione che si è creata, perché respirare l’aria di Coverciano è sempre meraviglioso.
Ne so qualcosa». Passo indietro. Estate 2023. Lei molla tutto e va in Arabia. Pioggia di critiche nei suoi confronti. La cosa che più l’ha ferita? «Nulla in particolare, potevo aspettarmelo». In quel momento sembrava avesse più detrattori che amici...
«Anche quello fa parte della vita. L’ho accettato». Ha detto almeno tre volte che non rifarebbe quella scelta: perché l’Arabia l’ha delusa o perché le è venuta troppo presto nostalgia dell’Italia? «Non la rifarei perché secondo me, se in quel momento avessi parlato di più con la Federazione, magari qualche settimana prima, non sarebbe accaduto...
È stata una mia colpa, parlare serve a chiarire. Sempre». Con Gravina vi siete mai più sentiti? «Si, ci siamo anche visti e anche confrontati... il presidente sa che nella vita tutti possono fare degli errori». Un motivo più di altri per cui tornerebbe con gioia su quella panchina...
«Intanto sarebbe una bella sfida, forse rischiosa ma sempre affascinante. Per un allenatore non c’è cosa più bella che guidare la nazionale. E magari alzare insieme qualche trofeo. Ho vinto un Europeo e mi piacerebbe vincere il Mondiale.
E se non sarà il prossimo aspetterò il 2030 o il 2034. C’è sempre speranza». Ma davvero pensa che questa Italia possa essere protagonista al Mondiale? «Intanto sono molto fiducioso sul fatto che si possa andare. I mezzi li abbiamo, vedo troppa negatività».
Quella che lei ha lasciato nell’estate del 2023 che Italia era? «Una squadra che stava cambiando con diversi giovani, avevamo fatto una buona fase finale della Nations League. Dobbiamo renderci conto che il calcio italiano non è quello degli anni ’80, ’90 o 2000, ma ci sono ragazzi da valorizzare».
La vittoria all’Europeo fu solo qualcosa di magico o c’è stato di più? «Non è stato un miracolo sportivo come la Danimarca che vinse l’Europeo del 1992 richiamata dalle vacanze. La mia Italia è la squadra che ha conquistato un record d’imbattibilità, superando anche quello del mitico Pozzo.
Dietro c’è stato un grande lavoro, i ragazzi hanno sempre giocato al calcio. Poi i rigori qualcosa ti danno e purtroppo qualcosa ti levano... La sfortuna, come la fortuna, non arriva mai per caso». Quella di oggi, vista dalla tv, che Italia è?
«Non ho guardato le ultime partite però mancavano un sacco di giocatori. E quelli che erano in campo arrivavano da una stagione che li ha logorati»Potesse scegliere, chi “ripescherebbe“? «Ma io non sono il ct (altro sorriso, ndr).
Comunque i giovani, sempre, ce ne sono tanti nelle under, per esempio Liberali. E poi uno come Chiesa: ha solo 28 anni, può essere molto importante...»
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