Jovic e Cabral fermi a un gol a testa e ora rischiano: il mercato incombe
I due attaccanti hanno fin qui deluso: la scossa entro un mese o potrebbero già finire sul mercato
Il buongiorno, dice il proverbio, si vede dal mattino. Ogni regola però, ha la sua eccezione. Basta pensare alla Fiorentina e, in particolare, a Luka Jovic e Arthur Cabral. Pronti via, e tutti e due avevano risposto presente.
Il primo in campionato, all’esordio ufficiale in maglia viola. Con quel gol alla Cremonese che sembrava solo un assaggio di un personalissimo menu ricco di soluzioni. Stop spalle alla porta, finta, e palla in buca d’angolo. Difficile immaginare un inizio migliore.
Scrive il Corriere Fiorentino. Stesso discorso per il brasiliano. Prima presenza da titolare, stavolta nell’andata del playoff di Conference League, e primo timbro. Un gol «sporco». Una spaccata a due passi dalla porta da centravanti vero.
Del resto, assicurano gli addetti ai lavori, è da reti come quelle che si giudica un attaccante. Peccato che i due numeri nove della Fiorentina si siano fermati lì.
Tu chiamale, se vuoi, illusioni
Quei due sigilli infatti, sono stati i primi e gli ultimi. In un avvio di stagione nel quale il tema del gol, in casa viola, ha animato discussioni e polemiche come poche altre volte prima. «Ci manca buttarla dentro», ha detto e ripetuto l’allenatore.
Un messaggio diretto a tutta la squadra, ovviamente. Ma è chiaro che a quei due le orecchie abbiano fischiato più che agli altri. Del resto basta guardare i numeri. Jovic tra campionato e coppa ha messo insieme 10 presenze, 558’ totali, e un gol.
Cabral invece, è fermo a 9 apparizioni, 357’ e, appunto, una rete. Fino ad ora insomma, dai suoi centravanti, Italiano non ha avuto praticamente niente. E non a caso, contro il Verona, ha «risolto» il problema lasciandoli entrambi in panchina e puntando tutto su Kouame.
Il risultato, gli ha dato ragione. L’ivoriano si è mosso, ha creato spazi, ha attaccato la profondità e ha giocato di sponda. Tutto quello che Cabral e Jovic non sono (quasi) mai stati in grado di fare. Il serbo, soprattutto, è parso spesso un corpo estraneo alla squadra e, nelle ultime uscite, ha toccato il fondo.
Prima il rigore sbagliato contro la Juventus, quindi le due clamorose palle gol sprecate contro il Riga poi, a Istanbul, quel tiraccio sopra la traversa difficile da spiegare per uno col suo talento. Fino al «caso» di domenica quando, invitato dal mister a scaldarsi, ha detto di non sentirsela.
Colpa di una botta rimediata col Basaksehir che, stando alle immagini arrivate dal ritiro della Serbia, gli hanno impedito di svolgere i primi allenamenti con i compagni di Nazionale.
A proposito. Per lui, il Mondiale, è un obiettivo di primaria importanza
Per questo, alla ripresa, dovrà darsi una sveglia. Altrimenti il duello con Vlahovic per una maglia da titolare (nonostante lo stesso Dusan non se la stia passando bene) rischia di risultare improponibile. La maglia del Brasile invece, per Cabral, al momento è utopia.
Anche lui però dovrà iniziare a dare risposte. Anche perché, passato quasi un anno dal suo arrivo, non si può più parlare di periodo di adattamento. O dentro, o fuori. A gennaio poi, sarà la società a dover fare le proprie valutazioni.
Col serio rischio, un anno dopo, di ritrovarsi punto e a capo. Alla ricerca di un centravanti.
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