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Italiano, intelligenza ed istinto di sopravvivenza: così ha cambiato la Fiorentina

La Nazione in edicola stamani si concentra sul cambio modulo messo in atto da Italiano contro il Verona

Chi lo conosce e gli vuole bene, ammette che «Vincenzo è sensibile alle critiche» (e parla sottovoce, perché anche questa potrebbe sembrargli una critica). L’uomo è orgoglioso, ma ha ben chiaro l’istante prima del quale – per non battere una musata – è bene fermarsi: la partita contro il Verona era esattamente quel limite, dopo 8 partite senza vittoria.

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Insistere con l’aggressività piatta del modulo totem sarebbe stato un rischio (quasi) senza ritorno. Italiano perciò ha smazzato la formazione aggiustando anche il modulo («Non l’abbiamo cambiato», ha precisato a fine partita il vice Niccolini più per esigenza di salvaguardia filosofica che di sostanza).

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E qui l’allenatore ha dimostrato intelligenza e nello stesso tempo anche istinto di sopravvivenza rinunciando a una parte delle proprie convinzioni. Italiano ha scalato il calcio sviluppando il possesso palla fino all’esasperazione del concetto: stordire l’avversario e colpirlo attraverso gli scambi veloci o la superiorità creata grazie all’uno contro uno, osserva La Nazione.

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Da un mese alla Fiorentina non riusciva niente di tutto questo e il possesso palla era diventato logorante per chi lo guardava, non certo per chi lo subiva: da lì la decisione di guadagnare metri attraverso la velocità negli spazi, con Kouamé centravanti e il sodalizio Amrabat-Mandragora come cerniera per lasciare spazio più avanzato a Barak.

Sugli esterni – finalmente con più metri a disposizione per poter sprintare in velocità – Ikoné e Sottil. (...) Giocando con i numeri, avendo la Fiorentina parzialmente frequentato il 4-2-3-1, è possibile che venga provata la soluzione con due trequartisti dietro a una punta (4-3-2-1), un modulo simile a quello in cui Barak ha segnato 11 reti nel Verona.


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