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Fiorentina e la carenza di gol: il gioco non basta più, serve aggiustare la mira

Meno di tre tiri su dieci della Fiorentina centrano la porta, solo 4 gol fatti in campionato: c’è qualcosa che non funziona nella fase d’attacco

Per uno che «il pareggio è un risultato innaturale» dev’essere una specie di tortura. Da un eccesso all’altro, in meno di un anno per la Fiorentina di Italiano. Da una squadra che non contemplava il pareggio a una che, in questo avvio di stagione, tra campionato e playoff di Conference League, ne ha pareggiate addirittura quattro su sette.

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Scrive il Corriere Fiorentino. E pensare (appunto) che nella stagione 2021/2022 per un pari della Fiorentina si dovette aspettare addirittura il 19 dicembre. Quando, al Franchi, i viola impattarono 2-2 col Sassuolo. Facendo una battuta potremmo dire che Vincenzo Italiano spera di essersi tolto subito il dente.

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Anche se il solo pensiero di diventare «Mister X» qualche grattacapo glielo dà. Anche perché questa strana tendenza al pareggio, ha una spiegazione abbastanza semplice. La difficoltà nel concretizzare l’enorme mole di gioco prodotta.

E nel calcio, e il tecnico lo ripete ogni volta che può, «per vincere bisogna segnare una rete in più dell’avversario».

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E così veniamo al vero, grande problema di questa Fiorentina

A quel (grave) difetto che Biraghi e compagni si portano dietro da quando, ed è difficile pensare a un caso, Dusan Vlahovic ha salutato la compagnia e si è trasferito a Torino. Da quel momento, il gol, è diventato una specie di utopia.

E non è (solo) una questione di mira. Analizzando le prime partite di questa stagione infatti è fin troppo facile notare come i viola facciano un’enorme fatica soprattutto contro le squadre che si chiudono. Basta pensare alle sfide con Empoli e Udinese.

Nelle quali la banda di Italiano ha messo insieme appena quattro tiri nello specchio della porta avversaria. Due al Castellani, e due alla Dacia Arena. Tanto fumo insomma, e poco arrosto. Un po’ come sabato, contro una Juventus grande per definizione, ma non certo per l’atteggiamento tenuto in campo.

Con i bianconeri la percentuale di possesso è stata leggermente inferiore rispetto alle altre partite (60% a 40%). Ma i tiri nello specchio sono stati soltanto cinque: rigore compreso. Quando gli avversari abbassano la linea difensiva insomma, il gioco di Italiano perde efficacia.

E se a volte può dipendere da un calo dei ritmi, viene in realtà da pensare che molto sia dovuto alle caratteristiche dei giocatori

Soprattutto a centrocampo. La scelta di aumentare la «massa», puntando su giocatori come Amrabat, Barak e Mandragora, ha regalato alla Fiorentina molta solidità. Ma, quando c’è da inventare e trovare soluzioni, i nodi vengono al pettine. Si spiegano (anche) così le difficoltà dei due centravanti.

Poco coinvolti, e raramente pericolosi. Per trovare Jovic nella classifica dei tiri tentati infatti, bisogna scendere fino alla 34a posizione (9 tentativi). Mentre Cabral è addirittura trentanovesimo, con 7 tiri. Oshimen, per capirsi, guida questa graduatoria con 25 conclusioni totali.

C’è, poi, un grosso problema di mira. Basta citare un dato. Nelle prime cinque giornate di campionato i viola hanno effettuato 85 tiri totali. Soltanto Napoli (98) e Inter (91) hanno fatto meglio. Il problema è che di queste 85 conclusioni soltanto 25 hanno centrato lo specchio della porta: il 29,4%.

Una percentuale bassissima. La quattordicesima in serie A. I soli 4 gol segnati nelle prime cinque giornate insomma (di cui tre alla Cremonese) non sono un caso. Ma il frutto di un combinato disposto (mira difettosa, difficoltà nell’avvicinarsi alla porta) che la Fiorentina sta pagando a carissimo prezzo.


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