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Con i nervi a fior di pelle: dalle parole di Venuti-Biraghi alla realtà di Bonaventura

Nervosismo e presunzione, i nodi vengono al pettine. L'analisi del Corriere Fiorentino che torna sulle parole estive e sulle posizioni della società

«Il peggiore nemico che puoi incontrare - scriveva Friedrich Nietzsche - sarai sempre tu per te stesso». Chissà se qualcuno dentro la Fiorentina ha mai letto «Così parlò Zarathustra» ma di certo, questa lezione, dovrebbero impararla a memoria.

Più che dar la caccia a fantasmi esterni insomma, in casa viola farebbero bene a cercare dentro se stessi. Perché è vero, la temperatura è altissima, ma non certo per colpa di chi in questi mesi ha semplicemente provato a sostenere che qualcosa non stesse funzionando, scrive il Corriere Fiorentino.

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LE PAROLE DI JACK. Problemi veri e, alla fine, tirati fuori proprio dall’interno. «Rispetto all’anno scorso ci mancano un po’ di gol, del resto nel girone d’andata avevamo Vlahovic che ne faceva uno a partita e questo fa la differenza e poi ormai le squadre ci conoscono perché da due anni giochiamo alla stessa maniera».

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Concetti pesanti, soprattutto se arrivano da uno come Jack Bonaventura che, nel gruppo, ha un peso specifico notevole. Un’uscita, quella di sabato sera, che di certo non avrà fatto piacere ad una dirigenza che non ha fatto altro che vantarsi per la cessione del serbo definita, più volte, «un capolavoro».

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DA VENUTI A BIRAGHI. Di certo, l’uscita di Bonaventura, va in netta controtendenza rispetto al passato. Fino ad oggi infatti, il gruppo è sembrato aver assorbito in toto il pensiero della società. Quello secondo il quale le critiche sono sempre eccessive se non, molto spesso, totalmente ingiustificate.

E basta pensare all’esultanza polemica di Jovic (al secondo gol in campionato, tanto per ricordarglielo) o alle parole di Venuti prima degli Hearts. «Bisogna mettere da parte le critiche non costruttive e fatte solo per distruggere — disse — e nessuno riuscirà a minare la nostra serenità».

Un’allergia alle critiche testimoniata anche da quanto successo dopo il 3-0 subito col Basaksehir quando, fuori dai «campini», Biraghi rispose con uno «stai muto» a un tifoso che lo invitava a svegliarsi. NERVOSISMO E PRESUNZIONE.

Nervosismo, e un pizzico di presunzione. E potremmo citare ancora Venuti che in estate, commentando l’addio di Torreira, disse che «morto un Papa se ne fa un altro»sposando una supponenza di fondo che spesso accompagna le scelte del club.

Sul mercato, ma non solo. Quanto alla «serenità», anche il recente addio al preparatore dei portieri Angelo Porracchio a cui era seguito il durissimo sfogo, sui social, del fratello Vito. «È venuto a mancare qualcosa, ora si volta pagina», ha spiegato Italiano.

Eppure, in estate, era stato proprio il tecnico a spendersi in prima persona perché a tutto lo staff venisse riconosciuto un sensibile aumento di stipendio, mettendo a rischio il suo stesso rinnovo pur di tutelare i suoi uomini.

E poi aver trattenuto chi se ne voleva andare (Zurkowski) ma inserirlo in lista facendo fuori chi, invece, era ben felice di restare. Oppure «costringere» uno come Rosati (figura chiave per il gruppo) al ritiro dal calcio, spedendolo nello staff.

Vicende di contorno solo per chi, col calcio e tutte le sue dinamiche, non ha (checché ne pensi) molta confidenza.


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