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Repubblica: la Fiorentina pensa da grande, ma solo se si riaccende Jovic

Ampio spazio alla Fiorentina sull'edizione nazionale di Repubblica: va ritrovato lo Jovic di Francoforte, ha colpi da Higuain. Ikonè da 'scherzi a parte'

Negli ultimi sei anni la Serie A è il grande campionato nel quale le gerarchie si sono maggiormente cristallizzate. I primi sette posti sono stati conquistati da 9 squadre: Inter, Juve, Milan, Napoli e Roma ce l’hanno fatta sempre, mentre le uniche défaillance di Lazio (2019) e Atalanta (2022) — comunque arrivate ottave — sono state coperte rispettivamente dal Torino e dalla Fiorentina.

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Il turnover in Premier League è stato un po’ più ricco con 11 club, in Spagna si arriva a 12 mentre Germania e Francia, con 14, hanno assistito a rimescolamenti più pronunciati. Da questo presupposto che si apprezza compiutamente l’impresa della Fiorentina di Italiano, che con un progresso record di 22 punti rispetto alla stagione precedente ha strappato la qualificazione al preliminare di Conference League.

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Così scrive Paolo Condò sull'edizione nazionale di Repubblica.

EUROPA. Quale obiettivo deve porsi un club come la Viola dopo un salto in alto del genere? La risposta naturale sarebbe il consolidamento: un altro piazzamento europeo e un cammino in Conference capace di ricalcare, se non l’impresa, almeno la competitività della Roma.

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La Fiorentina, però, ha condotto una campagna di mercato che l’autorizza a chiedere qualcosa di più al suo allenatore: un posto in Europa League, diciamo. Non soltanto Vlahovic è stato sostituito, ma anche gli altri reparti hanno segnato un upgrade.

Gollini è un portiere di livello; Dodò è un terzino di alta qualità tatticamente educato da De Zerbi, e dunque pronto ad assumersi responsabilità; Mandragora è un perno centrale diverso da Torreiraperdita dolorosa — ma che alternandosi e, nei momenti difficili, agendo in tandem con Amrabat in un 4-2-3-1 che sarebbe nelle corde della squadra, potrebbe aggiungere.

LA STAGIONE GIRA INTORNO A LUKA.

Arriviamo così al giocatore che segnerà la stagione: Luka Jovic ha 24 anni e soltanto uno di questi è stato pienamente felice. Nel 2018-19 i suoi 27 gol complessivi sono valsi all’Eintracht Francoforte il settimo posto in Bundesliga e la semifinale di Europa League persa ai rigori col Chelsea.

Non è difficile reperire in rete quei gol, e restare a bocca aperta davanti alla varietà e alla qualità del suo repertorio: sono esecuzioni di classe e di astuzia, staffilate di destro e di sinistro dal limite dell’area e deviazioni anche di testa nell’area piccola.

Un riferimento? La versione migliore di Higuain. Guardatevi quei gol e capirete perché, al termine di quella stagione, il Real Madrid sborsò la bellezza di 63 milioni per portarlo al Bernabeu: Jovic e Hazard erano l’architrave del dopo-Ronaldo.

I GOL. Gli ultimi tre anni sono però stati un disastro, accentuato da alcune mattane — una su tutte, un viaggio in pieno lockdown in Serbia per andare a festeggiare il compleanno della fidanzata. Jovic ha mostrato in queste settimane un’abilità tecnica sopravvissuta alle intemperie e un’occupazione del ruolo piena, ma anche una fisicità distante da quanto ci vorrebbe.

E dunque la stagione della Viola gira attorno alla capacità di rilanciare questo centravanti fortissimo, ma perduto: occorrerà molta pazienza per ritrovarlo, e nel frattempo Italiano dovrà trovare i gol anche altrove. Per esempio dall’ala Jonathan Ikoné, che pare un manuale di “scherzi a parte” per l’irrisoria facilità con la quale salta l’uomo, e l’inesauribile fantasia nello sbagliare una palla-gol a quel punto cantata.

Oppure da Nico Gonzalez. Non dite a Jovic che parecchio dipende da lui, potrebbe accusare la pressione. Ma è la verità.


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