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Fiorentina ko a Roma: addio sogni Champions

La rete di Dovbyk e le parate di Svilar condannano i viola e allontanano l’Europa che conta

La fotografia della partita, scrive il Corriere Fiorentino, resterà Raffaele Palladino col cronometro in mano che si lamenta con il quarto uomo dopo il gol che fa volare Ranieri in zona Champions e lascia la Fiorentina desolatamente al l’ottavo posto.

L’azione della rete di Dovbyk però inizia con un calcio d’angolo al 48esimo minuto e 57 secondi del primo tempo, ovvero 3 secondi prima della fine dei 4 di recupero concessi dall’arbitro Chiffi. Gol buonoinsomma, anche perché una volta battuto un angolo l’arbitro è ovviamente chiamato a far finire l’azione prima di fischiare la fine del tempo.

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Il retrogusto della serata nella Capitale semmai diventa amarissimo ripensando alle prodezze di Svilar, portiere che in poco tempo è diventato prima titolare e poi decisivo. Il numero uno giallorosso infatti è stato protagonista di almeno 5-6 interventi, di cui tre assolutamente determinanti: il primo, nel primo tempo, su Kean lanciato a rete, il secondo, su Mandragora, quando ormai il più per i viola pareva fatto, e il terzo ancora su Kean, fin troppo sprecone in una notte che significa dire addio ai sogni Champions.

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Un gran peccato per la Fiorentina, che avrebbe meritato il pari ma che adesso si ritrova davanti una partita che praticamente vale una stagione: giovedì, con il Betis al Franchi, l’obiettivo sarà quella che in Spagna chiamano remuntada.

LA PARTITA. Con le gambe pesanti e diversi titolari fuori, l’inizio viola è poco confortante. La Roma controlla il palleggio e cerca Soulè, la Fiorentina invece si limita a coprire gli spazi ma fatica ad uscire dal guscio. Basta un lampo però per cambiare tutto: Richardson trova in verticale Kean che ha la palla giusta, ma Svilar, come detto, è insuperabile e compie il suo primo prodigio della serata.

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La partita scorre lenta, lo spettacolo non è granché. Quando tutto lasciava pensare allo 0-0 però, ecco l’angolo contestato da Palladino, nato da una mezza svirgolata di Gosens e da una grande parata di De Gea su Shomurodov. Dopo il cross dalla bandierina proprio l’uzbeko di testa trova Dovbyk che, solo soletto, segna il più facile dei gol.

È un macigno per Palladino che dopo le proteste in stile mazzarriano, reagisce cambiando schema: dentro Fagioli e Fiorentina col 4-4-2. Arriva la palla gol di Mandragora, poi il tecnico osa e torna al vecchio 4-2-3-1 con Colpani a destra (chi si rivede), Beltran a sinistra e Gud al posto dell’evanescente e fischiatissimo Zaniolo (dopo la sostituzione è stato pure espulso per proteste e salterà Venezia).

La Fiorentina ci mette il cuore ma crea solo il tiro centrale di Kean. Finisce con l’Olimpico in festa e con l’omaggio da brividi per Edoardo Bove («Un cuore più forte di un destino avverso... Forza Edoardo», recitava uno striscione), romano e romanista, in lacrime sotto la curva Sud e a lungo applaudito anche dai tifosi viola in trasferta.


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