Commisso riparte con il dubbio Franchi: amarezza e freddezza ma il progetto Arup gli piace
Tre mesi esatti passati a Firenze non sono bastati per sciogliere neanche uno dei (tanti) nodi che ancora frenano il progetto stadio
Arrivato il 12 agosto scorso, Rocco Commisso ieri mattina è ripartito per gli Stati Uniti. E ci resterà almeno fino a gennaio prossimo. Mese in cui riprenderà il campionato e il calciomercato entrerà nel vivo. A settembre (il 22 per l’esattezza) il presidente viola incontrò David Hirsch e altri cinque architetti dello studio Arup per quello che fu il primo faccia a faccia tra club e progettisti del restyling.
Un incontro «produttivo» lo definì il sindaco Nardella, al quale però non ne è mai seguito un altro. Scrive il Corriere Fiorentino. Commisso infatti in quella chiacchierata a Palazzo Medici Riccardi apprezzò i rendering ma pose una serie di domande che, a suo dire, ancora aspettano risposte.
Come cambierebbe il cantiere nel caso in cui la Fiorentina decidesse di restare al Franchi anche durante i lavori? Quale sarebbe la capienza? E quali sarebbero i nuovi paletti in termini di sicurezza? Da Palazzo Vecchio giurano che i rapporti restano cordiali.
E che Arup in quelle due ore di colloquio mise in chiaro tempi e costi dell’operazione stadio. Per il Comune infatti le carte sono in tavola da tempo. Quello che manca semmai è fare una valutazione finale su pro e contro di una eventuale permanenza al Franchi.
Di certo il Comune stesso si aspettava nuovi colloqui per approfondire l’ipotesi di una partecipazione di Commisso sull’extra stadio. Ovvero sulla costruzione di quell’area commerciale a Campo di Marte che andrebbe ad aumentare il fatturato («Con questi ricavi si vivacchia», ha più volte ribadito Commisso) del club.
Il presidente viola in questo periodo fiorentino invece ha ridotto al minimo le uscite pubbliche e si è limitato a parlare alla stampa una volta soltanto: «Senza controllo non ci metto un penny», disse
Era il 7 settembre, da allora più nulla. Per la Fiorentina infatti non sono state settimane semplici. Con la squadra giù in classifica e fischiata dal proprio pubblico dopo il pesante 0-4 contro la Lazio. Commisso dunque ha preferito concentrarsi su quello che c’era da fare per risistemare la classifica.
Usando la carota con i suoi e il (solito) bastone con chi li attaccava. Nardella lo ha rivisto solo in tribuna, in occasione dell’ultima partita vinta con la Salernitana. I due sono rimasti seduti accanto per tutta la partita.
Ma senza mai entrare nell’argomento Franchi. Come detto, sarà Barone a tessere la tela viola.
Di certo la freddezza di Commisso non è passata inosservata
Il patron non ha mai digerito il no alla sua prima idea di Franchi e all’ipotesi di costruire uno stadio nuovo. Il lavoro di Arup gli piace e restare a Firenze anche durante i lavori resta una priorità. Ma l’amarezza di fondo è evidente.
Tanto che neanche l’argomento convenzione (Nardella ne ha in testa una di 50 anni) è mai stato affrontato. La road map per il Franchi comunque è intoccabile e questo nonostante i dubbi che si porta in valigia il patron viola.
Entro il 31 dicembre (altra data imposta dal Pnrr) Palazzo Vecchio pubblicherà il bando per la ristrutturazione. Il mese dopo Arup presenterà il progetto definitivo. L’estate 2023 sarà il momento dell’assegnazione dei lavori. Il 2024 l’anno in cui inizieranno i cantieri, da chiudere nel 2026.
Un cammino a tappe forzate che ha già superato ostacoli, ma che ne incontrerà molti altri.
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