×

Anche i ricchi piangono. Debiti e gestione allegra, al calcio serve un miliardo

Il calcio professionistico italiano spera di avere dal governo un provvedimento per non dover essere costretto il prossimo 22 dicembre a versare al Fisco e all’Inps almeno 800 milioni

Un regalo di Natale da 1 miliardo. È quello in cui spera – o forse è meglio dire sperava - il mondo dello sport e soprattutto il calcio professionistico italiano dal governo per non dover essere costretto il prossimo 22 dicembre a versare al Fisco e all’Inps almeno 800 milioni (150 di contributi previdenziali), oltre 600 dei quali relativi alla serie A.

sponsored

Ma c’è chi stima addirittura 1 miliardo di arretrati il cui pagamento, dopo lo scoppio della pandemia, è stato più volte rinviato grazie prima alla Legge di Bilancio 234/2021, poi al decreto legge 17/2022 e quindi a quello Aiuti 50 che aveva fissato, bloccando i pagamenti da gennaio a novembre 2022, la scadenza del 16 dicembre, poi spostata al 22, scrive La Nazione.

sponsored

Il desiderio del mondo del calcio, rispecchiato nell’emendamento bipartisan al decreto Aiuti quater presentato in Parlamento che però ieri ha ricevuto lo stop dal Mef, è di ritardare i versamenti, non pagare sanzioni e interessi e avere uno scudo penale e sportivo.

Quindi rateizzare quanto dovuto fino a un massimo di 60 rate mensili di pari importo, con il versamento solo delle prime tre entro il 22 dicembre. Il calcio chiede anche l’assenza di sanzioni e interessi, escludendo l’intervento delle Procure, non solo quella federale: i mancati versamenti annuali di Irpef e Iva oltre rispettivamente i 150mila e i 250mila euro fanno scattare la rilevanza di reato verso manager e società, a rischio anche di provvedimenti disciplinari in ambito sportivo.

sponsored

Le società di Serie A (con poche eccezioni per chi è in regola come la Fiorentina), cercavano così un salvagente dopo le perdite da pandemia con la denuncia di pochi aiuti pubblici, ma anche un monte salari cresciuto l’anno scorso del 29% a 2,1 miliardi e pari ormai all’82% dei ricavi.


Lascia un commento