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La Fiorentina B vince, ma non convince in Slovenia

Ampio turnover messo in campo da Raffaele Palladino, ma il gap c’è e resta ai singoli fare miracoli

A un quarto d'ora dallo stadio del Celje c'è una fontana dalla quale, invece dell'acqua, sgorga birra. Dopo l'andata dei quarti di Conference, la Fiorentina è subito ripartita per l'Italia resistendo alla tentazione, scrive La Gazzetta dello Sport.

Ma un bel boccale avrebbe celebrato degnamente la vittoria che avvicina la semifinale di Conference e anche fatto scivolare nell'oblio la prestazione poco brillante contro un avversario volenteroso ma molto mediocre. VITTORIA.

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La Fiorentina ha vinto quasi per inerzia, perché i rivali inferiori spesso si fanno male da soli e infatti i due gol viola sono nati da errori individuali: un regalo del portiere e un rigore evitabile. Ma il Celje nel finale per due volte ha costretto De Gea a salvare il risultato che i viola non avrebbero meritato.

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Giovedì prossimo non dovrebbero esserci grossi problemi per raggiungere la terza semifinale consecutiva in questa manifestazione. Palladino dovrà presentare una formazione più logica. Comprendiamo la necessità di far rifiatare qualcuno, ma ieri troppi giocatori erano in difficoltà per un deficit di condizione, la scarsa intesa con i compagni o la posizione decisa dall'allenatore.

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E la prestazione ne ha pesantemente risentito: i viola non hanno creato nulla. CELJE. Riera ha provato anche a confondere i viola con un paio di mosse. Intanto il modulo: difesa a tre e non a quattro. Poi le posizioni di alcuni interpreti: Kvesic, centrocampista, viene schierato da punta per dedicarsi alla prima pressione e per portare via un uomo ai compagni che si inseriscono; Matko, punta esterna, parte basso e copre tutta la fascia con qualche apparizione improvvisa in avanti.

Ma il travestimento studiato dal tecnico spagnolo produce solo un paio di conclusioni sul fondo e poco altro perché i valori tecnici restano bassissimi e nemmeno la Fiorentina B va in affanno. FIORENTINA B. Palladino conferma le intenzioni della vigilia e spoglia la squadra delle certezze per rilanciare chi ultimamente è stato sacrificato, dare un'occasione a chi la aspetta da tempo, fare il tagliando a chi è stato fermo un po', premiare una riserva pur mettendola fuori ruolo e quindi in difficoltà.

A giustificare queste scelte c'è l'ampio gap nei confronti dell'avversario: Palladino era probabilmente convinto di avere un discreto margine e quindi di poter fare la formazione pensando anche al campionato. Con una squadra così assemblata, però, il rischio di perdere solidità e sicurezza era alto.

Zaniolo non riusciva a difendere mai il pallone subendo la fisicità di Vuklisevic e Nemanic. A differenza di Beltran, utile nel lavoro con le spalle alla porta e discreto a legare la manovra, Zaniolo non ha quasi mai fatto salire la squadra e nemmeno attaccato la profondità.

BRIVIDI. A inizio ripresa Palladino chiude l'azzardo inserendo Parisi al posto di Moreno, completamente inadatto al ruolo di laterale e in difficoltà a recuperare dopo uno scatto prolungato. Il Celje accelera perché, cancellata l'emozione della storica serata, capisce di poter far male ai viola.

Una leggerezza di Fagioli ridà speranze agli sloveni. Nel finale la Fiorentina non riesce a congelare la palla, Kean entra troppo tardi e De Gea si esalta sulla testata di Nemanic e il tiro violento ma centrale di Edmilson. Il portiere spagnolo la birra se la merita eccome.


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