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Da Uccellino e Re Leone fino alla Pantera Kean: Firenze e i suoi assi con soprannomi di animali

Focus sui soprannomi dei giocatori che hanno vestito la maglia viola Come riportato dal Corriere dello Sport, quando Moise Kean ha soffiato il pallone a Hien ed è partito verso la porta dell'Atalanta sembrava una pantera.

A ogni metro aumentava la velocità, la preda era sempre più vicina, ci voleva l'ultima zampata per afferrarla. E quella zampata cattiva e felina è arrivata dopo quaranta metri in apnea. Sì, una pantera. Così sono riaffiorati nella mente i soprannomi che Firenze ha inventato per i suoi giocatori, spesso idoli, accostati ad animali forti o astuti.

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Qui sono nati il Re Leone e Uccellino, ovvero Gabriel Batistuta e Kurt Hamrin, i primi due cannonieri della storia viola. L'argentino dominava la scena come il re della savana, mentre il nomignolo Uccellino fu inventato da uno storico giornalista fiorentino, Beppe Pegolotti.

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Kurt era leggero e veloce, sembrava che in campo volasse e siccome non aveva un fisico da corazziere non poteva essere aquila ma uccellino. Mentre Hamrin stava chiudendo la carriera fiorentina, nella squadra viola si affacciava Luciano Chiarugi, per i tifosi "cavallo pazzo".

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Giancarlo De Sisti, ovvero Picchio, soprannome che si era portato dietro da Roma ma ancora oggi a Firenze pochi lo chiamano per nome, per tutti è Picchio. Un altro grande regista è stato Carlos Dunga, ovvero "cucciolo" in portoghese.

Fanno parte della storia i Leoni di Ibrox Park. Nel '61 la Fiorentina vinse la Coppa delle Coppe contro i Rangers, due a zero all'andata proprio ad Ibrox di Glasgow, con doppietta di Gigi Milan e due a uno al ritorno. Quarant'anni dopo, col trionfo a Londra della Fiorentina di Trapattoni sull'Arsenal, in Champions, i viola vennero ribattezzati alla stessa maniera, i Leoni di Wembley.

Ce ne sono stati altri di soprannomi animaleschi. Marco Nappi era diventato la "foca monaca" perché in una partita di Coppa Uefa contro il Werder Brema partì dalla sua area con una serie di piccoli colpi di testa, sei per l'esattezza, oltre una decina di metri col pallone incollato alla fronte.

A Firenze erano arrivati da Cagliari il "falco" di Lulù Oliveira e da Torino il "gallo" Belotti". La sintesi massima appartiene a Edmundo, semplicemente "O'animal".


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