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Verona, era Italiano il dopo Juric: poi è arrivata la Viola. Oggi sfida Tudor per l'Europa

L'Arena ricorda come il tecnico viola fosse il prescelto per raccogliere l'eredità del croato, passato in estate al Torino. Grande legame l'Hellas

C’era Vincenzo Italiano dopo Ivan Juric. Lui era il prescelto per dare il via ad un nuovo viaggio dopo l’addio del tecnico croato passato al Torino in estate. Così scrive L'Arena che scrive dell'incrocio particolare tra l'allenatore viola e il Verona.

CONTATTO. La conferma era arrivata dopo la gara d’andata dallo stesso allenatore della Fiorentina:«Sì, ho parlato con il direttore (Tony D’Amico ndr), persona che mi ha fatto davvero una bella impressione. Verona mi è sempre nel cuore.

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Ho dato tutto per questa maglia, non mi sono mai tirato indietro». Messaggio in risposta di chi, invece, in passato aveva avuto qualcosa da ridire sull’Italiano veronese. Quello che in riva all’Adige era tornato per vestire anche la casacca del Chievo.

Acqua passata, però. DOPO JURIC. «Ita» è lanciato verso l’Europa. E oggi ritroverà la sua amata Verona sulla strada che porta il sogno oltre i confini italici. Il tecnico siciliano è in scalata. Rampante quanto basta per essere considerato, non a torto, allenatore pronto per un “top club“.

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All’Hellas lo seguivano da tempo. A Verona avevano individuato Italiano come l’uomo giusto per il “dopo Juric“ per diversi motivi. Il primo: la fame atavica. La voglia di emergere e di farsi pungolare dal senso della sfida. Allenatore giovane dentro ad un club (l’Hellas) che vive anche di giovani scommesse.

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Un rampante alla caccia di ribalta, mosso da giusta ambizione. Capace, tra l’altro, di proporre (questo a La Spezia) un calcio produttivo e divertente senza avere la possibilità di lasciarsi andare a spese ultramiliardarie. APPARTENENZA.

Italiano era perfetto anche per il “senso di appartenenza". Verona sa essere tenera amante per chi l’Hellas ha avuto modo di viverlo sulla pelle. E Italiano era maturo. L’uomo giusto da inserire nel posto giusto. Poi, però, è arrivata la Fiorentina ad esercitare il suo fascino.

E non c’è stato lieto fine. AVVERSARI. I ricami del destino, oggi, mettono Vincenzo di fronte a Igor Tudor. Percorsi diversi, filosofie diverse, la stessa grande fame atavica. Uomini d’attacco. Che difendono proprio gonfiando il petto e occupando il campo.

Italiano, oggi, resta un amore sfiorato. Che forse, un giorno, potrà anche diventare amore consumato. Ma non è il momento, non è il caso di pensarci troppo. Di sicuro, nella Fiorentina di Italiano c è tanto quell'idea di Hellas garibaldino, di pancia, di corsa e di popolo che tanto piace ai tifosi veronesi.

Magari lo ritroveremo. Non subito. Oggi restano solo le parole dolci regalate da Vincenzino. «Verona si ama, e io ho amato». Profondamente.


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