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Senza Vlahovic contraccolpo normale: come la Juve dopo CR7. Ma i viola hanno il gioco

Normale che l'addio incida sul rendimento, va dato tempo ai nuovi e a Italiano. Ma la Fiorentina ha una struttura chiara: si riparte da lì

Quando Cristiano Ronaldo ha lasciato la Juve all’improvviso, il contraccolpo sui bianconeri è stato evidente.

Il portoghese era il giocatore che, prescindendo dalle difficoltà in costruzione della squadra, copriva le magagne e risolveva le partite. Dopo oltre cinque mesi dall’addio di CR7 i bianconeri stanno ancora faticosamente cercando di stabilizzarsi in zona Champions. Dusan Vlahovic era il Ronaldo della Fiorentina ed è normale che la sua cessione incida sul rendimento dei viola.

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Una partita, tra l’altro contro un avversario tecnicamente più forte come la Lazio, non è sufficiente per un’analisi definitiva: serve tempo alla squadra per ricalibrarsi, a Cabral per inserirsi, a Italiano per ideare qualche soluzione nuova.

Così scrive La Gazzetta dello Sport. GIOCO E GOL. La grande differenza tra la Juve di inizio stagione e la Fiorentina attuale è il gioco: Italiano ha costruito una manovra che ha consentito ai calciatori di esprimersi spesso su alti livelli ed è quella la stella polare da seguire nel momento in cui il grande campione non c’è più.

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Poi è chiaro che senza Vlahovic, e in attesa di “pesare” Cabral e lo stesso Piatek, ci sono difficoltà oggettive ben evidenziate dai numeri. Dei 17 gol segnati da Vlahovic in questo campionato con la maglia viola, ben 10 sono stati decisivi per il risultato.

In cinque occasioni il serbo ha sbloccato una situazione di parità,

altre cinque volte ha consentito alla Fiorentina di raddoppiare il vantaggio indirizzando la gara. CARATTERISTICHE DIVERSE. Con Vlahovic, dal punto di vista tattico, si potevano sfruttare più soluzioni, perché sapeva smarcarsi nell’area intasata, ma anche ripartire con la micidiale progressione in campo aperto.
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Cabral

ha un passo e una fisicità diverse, Piatek è uomo d’area. Dusan era bravo ad aprire spazi per le mezzali, i suoi eredi devono imparare a farlo. Non è vero che, cambiando il centravanti, una squadra può giocare esattamente come prima: le caratteristiche fanno la differenza.

Oltre alla qualità, naturalmente.


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