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Quando un calciatore ti cambia una squadra. Gudmundsson e un impatto devastante sul mondo viola

Decisivo dopo due minuti, al quarto pallone toccato. Personalità e qualità, ma anche sacrificio per la squadra. Il nuovo 10 fa già innamorare Firenze

Due minuti e sei secondi. È quanto ci ha messo Albert Gudmundsson per inventarsi una giocata decisiva con la maglia della Fiorentina. Pardon, maglia numero 10, della Fiorentina. Un controllo in area, un guizzo, un rigore conquistato.

Al quarto pallone toccato dal suo ingresso in campo. Il quinto, invece, lo ha messo alle spalle del portiere. DA URLO. Chiamasi personalità, lucidità, freddezza. Quella dimostrata anche al 90', con Kean che gli chiedeva di poter tirare quel secondo rigore.

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Ma Gudmundsson non ha tentennato. Ancora lui dal dischetto, ancora Provedel spiazzato. Doppietta, primi 45 minuti da urlo in viola e prima ovazione da parte dei tifosi. L'islandese fa già innamorare Firenze. "Aspettavamo Albert da tempo.

Sappiamo che è un campione e ha una visione del gioco speciale. È entrato in campo in un momento in cui poteva fare la differenza", ha sottolineato Palladino, che può finalmente godersi il suo numero 10. QUALITA' E SACRIFICIO.

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E subito vien da pensare, e ribadire, quanto sia mancato uno come Gudmundsson in una Fiorentina in difficoltà come quella di inizio stagione. Qualità, visione di gioco, ma anche tanta sacrificio al servizio della squadra. Perché al di là dei due rigori segnati, nella prova dell'islandese c'è anche tanto altro.

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Ci sono i 31 palloni giocati in 45 minuti - quasi come Mandragora (32), Cataldi (34) e Bove (36) che hanno giocato a centrocampo e tutti più minuti dell'ex Genoa -, i 2 falli subiti, i 5,6 chilometri percorsi in un tempo (niente male). Soprattutto i 5 recuperi di palla.

Più di tutti. In soli 45 minuti. Da parte di un trequartista. Che alla fine, però, ha giocato da 'tuttocampista', perché negli occhi rimane anche quella chiusura di testa, all'84' dopo una respinta di De Gea, quasi sulla linea di porta viola.

UN'ALTRA VIOLA. Insomma, titolare "Very Gud" dopo una prova così è fin troppo banale, forse anche riduttivo. Un impatto devastante sul mondo viola. Gudmundsson è arrivato a Firenze il 16 agosto, ma solo da martedì ha iniziato ad allenarsi con regolarità con i compagni per un fastidio al polpaccio che lo ha tenuto fermo per diverse settimane.

L'impressione è che sì, sarebbe stata tutta un'altra Fiorentina anche nelle prime sei partite stagionali con l'islandese in campo. Questione non solo di qualità, ma anche di fiducia, energia da trasmettere ai compagni. Non a caso, con il suo ingresso (e con il cambio di modulo di Palladino), anche Colpani e gli altri hanno iniziato a dialogare con più facilità e intraprendenza. Quando un giocatore ti cambia una squadra...


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