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Malusci: "Non ci sto a dare responsabilità a Pioli, sono i calciatori a dover dare di più"

L'ex difensore viola ai microfoni di Radio Bruno: "L'inserimento di Sabiri? Un segnale alla squadra, non alla società"

Alberto Malusci è intervenuto al Pentasport per commentare la sfida di ieri tra Fiorentina e Bologna, pareggiata dai viola in rimonta per 2-2. Queste le sue parole: "Partita molto molto difficile da commentare da opinionista.

Tengo alla Fiorentina e sono un grandissimo estimatore di Pioli. Purtroppo la squadra non va. Sento parlare di dimissioni. I calciatori devono fare qualcosa di più. Ieri abbiamo rivisto un capellino meglio Gudmundsson, Kean fa sempre il suo.

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Il resto latita. Io non ci sto a dare responsabilità a Pioli. Per me è un ottimo allenatore. I calciatori sono irriconoscibili da inizio stagione. Non ricordo neanche una prestazione del genere da Gosens lo scorso anno. In mezzo al campo facciamo tanta fatica, non riusciamo mai a smarcarsi e a fraseggiare.

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Questo vuol dire mancanza di personalità e paura. Credo che la società debba darsi una svegliata, ma anche i calciatori devono metterci del loro. Se tutti quanti ritornano al loro livello, ce la possiamo giocare con chiunque".

CENTROCAMPO. "Fagioli gioca orizzontale a un metro, senza riuscire mai a liberarsi dell'avversario. Nicolussi Caviglia pure. Mandragora è sempre stato uno più di inserimento, non è mai stato un palleggiatore. Da loro mi aspetto tanto.

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Secondo me Sabiri ha fatto meglio di loro quando è entrato. In tanti hanno detto che il suo inserimento sia stato un segnale alla società. Secondo me no, il mercato lo hanno fatto insieme. Secondo me voleva piuttosto essere un segnale alla squadra: metto una delle ultime scelte piuttosto che un titolare".

INSICUREZZA. "Questi momenti possono sembrare una maledizione. E' una situazione brutta, sei inerme. Vorresti fare ma non riesci. Se l'hanno scorso toccavi una palla e facevi gol, quest'anno ne tocchi dieci e non lo fai. Subentra l'insicurezza.

In carriera ho vissuto annate del genere". ORGOGLIO. "Ieri è venuta fuori l'anima, l'orgoglio. I giocatori non giocano mai contro l'allenatore, giocano per sé stessi. Dodo ha sbagliato perché al 95' era cotto come un fegatino, e perché i piedi non sono certo quelli di Gudmundsson".


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