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Lasciatela cantare: è una Viola vera. Italiano trascina Firenze

Una vittoria che certifica le ambizioni della Fiorentina. Piatek segna ancora e cancella Vlahovic. A Commisso il primo 'derby' americano con i nerazzurri

Piatek è sempre più sceriffo: sfodera le sue pistole pure al Franchi (per la prima volta), quinto gol in sei gare giocate in tutte le competizioni, e cala il tris di vittorie sull’Atalanta.

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Dopo la doppietta in Coppa Italia, con l’unica palla vera va a segno e manda in delirio i 18 mila tifosi viola presenti, lesti a gioire anche per il “sorpasso” in classifica ai danni della Roma. Ha preso la pesantissima eredità di Vlahovic (che aveva deciso la gara d'andata, a Bergamo) ed è riuscito persino ad andare oltre, trasformandosi nel valore aggiunto dei suoi (in media, segna una rete ogni 75 minuti).

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A sorridere, dall’altra parte dell’oceano è pure il presidente Rocco Commisso: il primo “derby” americano contro i nuovi soci statunitensi della squadra bergamasca è suo. Così scrive Il Corriere dello Sport - Stadio.

FURIA DEA.

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L’Atalanta, furiosa con Doveri e col Var Banti per il gol del pareggio annullato a Malinovskyi, perde prima il suo allenatore, Gasperini, espulso per proteste un minuto dopo la decisione di cancellare il pari, e paga soprattutto l’assenza di un terminale offensivo su cui fare affidamento.

Senza Zapata e Muriel, infortunati, con Boga che ha ancora bisogno di calarsi nelle nuove dinamiche di gioco, la Dea, con la sua rosa diventata corta, finisce per sgretolarsi, scontando la stanchezza fisica figlia dell’impegno di giovedì scorso in Europa League.

SORRISI VIOLA.  Ad esultare, invece è Vincenzo Italiano: in un colpo solo ritrova il successo al Franchi, incrementando la media punti interna (oggi 2,08), supera quella fatidica quota “40” (i punti sono già 42) che la passata stagione era diventata peggio di una maledizione e, soprattutto, riaccende l’interruttore dell’entusiasmo.

Firenze si fida di lui, delle sue intuizioni - a cominciare dalla crescita di Igor, in campo dall’inizio per la terza gara di fila - della capacità di gestire il gruppo, nonostante la partenza di quello che fino a quel momento era il capocannoniere della Serie A, Vlahovic, e nonostante i continui cambi di interpreti.

 


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