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'Lasciateci sognare': non è 'solo' la corsa all'Europa, ma l'inizio di un bel percorso. Il mondo viola ribaltato grazie a Italiano (e non solo)

Grande entusiasmo per la seconda impresa stagionale al Maradona: ora la Fiorentina ruggisce anche contro le grandi. Un finale tutto da vivere

'Lasciateci sognare'. E' il messaggio di Antonio Rosati sui social, ma è un po' il sentimento di tutto il gruppo viola dopo il 3-2 di Napoli. Una vittoria per certi versi clamorosa, per il risultato e per la prestazione della Fiorentina.

Per la capacità di imporre gioco, di soffrire, allungare e poi resistere nel finale. In casa di una delle squadre più in forma del campionato, di chi si gioca lo Scudetto. E se nella prima parte di stagione la Fiorentina aveva raccolto poco contro le big, il rendimento degli ultimi mesi non può certo essere un caso.

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Da quel 4-3 di fine novembre al Franchi contro il Milan è poi arrivata la vittoria sempre in casa contro l'Atalanta, il pari di San Siro contro l'Inter, il successo di Napoli. Oltre alle vittorie in trasferta sempre al Maradona e a Bergamo in Coppa Italia.

L'unico vero flop, lo 0-3 del Franchi contro la Lazio, ma anche lo 0-1 in Coppa contro la Juve è negativo nel risultato non certo nella prestazione. GRANDE CON LE GRANDI. Insomma, se in poco tempo si è ridotto il gap a suon di punti in classifica con le famose "sette sorelle" che avevano dominato i passati campionati, anche negli scontri diretti la squadra di Italiano ha imparato a fare la voce grossa.

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A volte pure grossissima. Ecco perché mano a mano è cresciuta la consapevolezza di poter fare qualcosa di importante. La forza del gruppo prima del singolo, le rotazioni che funzionano, l'identità di gioco, il clima di entusiasmo che si è venuto a creare.

Bellissime le scene di domenica sera alla stazione, non accadevano da tempo. I giocatori sorpresi da un'accoglienza in grande stile, mister Italiano impazzito di gioia, Barone ritratto visibilmente emozionato, Commisso che si godeva la festa da oltreoceano.

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Giusta la scelta della società di aprire l'allenamento di mercoledì ai tifosi: cavalcare quest'onda positiva può fare solo che bene. Può essere una carica in più per una squadra che quando viaggia sulle ali dell'entusiasmo, "libera di volare", sa dare il massimo.

APRIRE UN CICLO. Una squadra che diverte e si diverte, come ripetono gli stessi protagonisti dello spogliatoio. Un po' come accadeva ai tempi del primo Montella. La stessa aria, in quanto a legame tra gli interpreti, che si ritrovava nel ciclo del primo Prandelli.

Insomma, non è 'solo' la corsa all'Europa. C'è l'impressione che questa Fiorentina stia costruendo un percorso importante. Lo aveva anticipato lo stesso Italiano qualche mese fa. Perché non è una squadra perfetta, è una rosa migliorabile e in fondo basata su un lavoro d'insieme cominciato solo a luglio scorso.

I margini di crescita sono enormi. Basta pensare al tridente che ha mandato in delirio i tifosi a Napoli: Gonzalez veniva bacchettato per non segnare abbastanza, e ha trovato il secondo gol consecutivo. Ikonè aveva grosse attese su di sé ma si era fatto notare quasi solo per i pesanti gol sbagliati, e si è sbloccato nel giro di due minuti dal suo ingresso in campo.

Arthur Cabral era alla seconda gara di fila da titolare (la terza in totale) e, dopo una partita di sacrificio, ha esaltato il popolo viola con un gol da urlo. Mostrando poi anche un bel fisico tirato: altro che appesantito, ora anche la condizione fisica lo può accompagnare in un finale da protagonista.

Insomma, segnali importantissimi dal possibile tridente titolare del futuro viola. Un trio classe '98, tra l'altro: ci sarà da divertirsi. UNA DIFFERENZA ENORME. Chiaro, non è certo tutto fatto né tutto perfetto, ci sarà da lavorare, migliorare, soffrire, dimostrare.

Ma è giusto godersi il momento perchè il calcio vive anche di questo, non solo di risultato finale. Perché dopo 31 partite giocate di Serie A la Fiorentina attuale ha addirittura 23 punti in più (ventitré) rispetto allo scorso anno, 18 in più rispetto a due anni fa.

Per ritrovare uno score così bisogna tornare al 2015/2016, anno del primo Sousa. Per intendersi: Montella al massimo arrivò a 52 punti nei primi due anni (49 al terzo), la media del quinquennio Prandelli è invece 53,6 punti dopo 31 gare giocate di campionato (Cesare però arrivò addirittura a 60 punti il primo anno).

Insomma, tanta roba. Tantissima. Con la Fiorentina che è passata nel giro di un anno dal perdere 6-0, senza appello, a Napoli,a sbancare due volte il Maradona tra campionato e Coppa con un 'aggregato' (virtuale) di 8-4. UN UOMO AL COMANDO.

E' evidente che l'artefice principale di questo clamoroso ribaltamento di prospettiva sia Vincenzo Italiano. L'uomo che si è fatto garante e condottiero della ripartenza viola, attraverso un'idea di calcio precisa e coinvolgente, una mentalità per certi versi rivoluzionaria e maniacale, basata sul calcio propositivo, sull'occupazione degli spazi in sincronia, sul possesso palla, sul dominio del gioco.

Ma non solo, perché nel mezzo c'è molto, molto altro. A Napoli ha stupito una volta di più per la preparazione alla partita, praticamente perfetta (qui il merito è anche in gran parte del suo ottimo staff), ma anche per i cambi, perché Maleh e Ikonè hanno spaccato la partita.

Per non parlare della gestione del gruppo: la Fiorentina si presentava al Maradona con tre assenze pesanti (Torreira, Bonaventura e Odriozola), ma chi ha giocato al loro posto era un 'titolare' a tutti gli effetti. E' arrivato a questo risultato grazie alle rotazioni durante la stagione, coinvolgendo sempre tutti.

E anche chi è entrato nei minuti finali ha contribuito bene a portare a casa un risultato pesantissimo, da Quarta a Callejon (che ha pure sfiorato il gol dell'ex), fino ad un Kokorin che da 'desaparecido' si è saputo regalare un pomeriggio da 'pacche sulle spalle' dai compagni in pochi minuti.

LA 'RIVINCITA' DELLA SOCIETA'. Insomma, ha funzionato tutto. Ma c'è da dire che, intorno al lavoro del tecnico, da inizio stagione c'è stata anche una società che ha accompagnato con le scelte e la gestione quotidiana questa crescita esponenziale.

Fa un po' sorridere ripensare a come Italiano sia arrivato a Firenze, con il burrascoso divorzio con Gattuso ancor prima di iniziare e il tira e molla con lo Spezia. Poi però anche le scelte in sede di mercato, dopo qualche operazione di scarso rendimento, sono state in larga parte azzeccate: gli arrivi di Torreira e Odriozola sono stati tutt'altro che banali, Nico Gonzalez ha un potenziale enorme da esprimere, Maleh (già bloccato a gennaio scorso) è un giovane da far crescere con grande interesse, Igor (preso a gennaio 2020) si sta imponendo a grandi livelli.

E poi gennaio:parecchio discussa la cessione di Vlahovic, specie nelle tempistiche e per la destinazione finale, ma Piatek (già portato a Firenze in anticipo) ha permesso ad Arthur Cabral di prendersi il logico periodo di ambientamento.

E se anche Ikonè ci ha messo un po' a far vedere le proprie qualità, il pomeriggio di Napoli ha dato l'impressione di aver visto sbocciare proprio i due acquisti più attesi del mercato invernale. Si poteva fare diversamente, è vero, magari andando con più decisione su quel 'famoso' Berardi e su una punta che più conoscesse il campionato italiano per puntare con ancor più forza nell'immediato la zona Europa.

Ma in prospettiva Ikonè e Cabral possono diventare tanta roba. E la Fiorentina, nonostante tutto, è rimasta in corsa per l'Europa. MISSIONE EUROPA. Quell'Europa che ora, con sette partite da giocare e la semifinale di ritorno in Coppa a Torino tutta da vivere, è un obiettivo vero.

La Fiorentina è ora settima, il sorpasso momentaneo all'Atalanta ha anche il sapore simbolico di aver preso e agguantato anche un modello calcistico guardato per anni da lontano. Ma anche il significato di essere rientrati tra le famose "sette sorelle" nella fase cruciale della stagione.

"Siamo sempre stati lì", ha sottolineato Italiano. Ed è vero, per tutto l'anno la Fiorentina è stata in zona Europa. Ma non è solo questo, perché c'è davvero la sensazione che si stia creando qualcosa di bello. Un ciclo, un percorso, un cammino virtuoso.

Otto finali, speriamo nove, per scrivere un finale "con ciliegina" di quest'annata ogni oltre aspettativa. Poi è chiaro, società e allenatore dovranno mettersi a sedere insieme, tra possibile rinnovo e ambizioni da condividere.

Sperando di farlo con il ritorno in Europa in tasca.


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