L'analisi di Foco - Problemi di crescita
Le statistiche della Fiorentina offrono una lettura completamente diversa rispetto ai risultati. Perché? Foco prova a dare una risposta a questa domanda
La partita con l’Empoli ci lascia, insieme ad un certo travaso biliare, la solita sfilza di statistiche perfettamente antitetiche al risultato che ormai sembrano una maledetta costante in questo campionato della Fiorentina. Possesso.
Tiri. Cross. Recuperi in zona d’attacco. Calci d’angolo. Ognuna delle classifiche di queste categorie vede la Fiorentina di Italiano ai primi posti e dati come questi, in un contesto di normalità calcistica, dovrebbero raccontare di un campionato ben diverso dalla miseria da 25 punti in 23 attuale.
E soprattutto dovrebbero rappresentare il trionfo di un contesto tattico che nasce per entrare di prepotenza nella partita. Ma non è così, a guardare i risultati.
Ma quindi, che succede a questa squadra? Dov’è quel filo interrotto che butta le statistiche nel cesso e tira lo sciacquone sulle velleità di vittoria della squadra viola?
Per me è una questione di ambizione e speranza. Italiano ha rifondato la Fiorentina sulle macerie puntando sul coraggio di tentare di fare la partita e sulla speranza di arricchimento e crescita di alcuni interpreti. Ma mentre la prima parte è fin troppo riuscita, la crescita di alcuni giocatori è, nella migliore delle ipotesi, lenta.
Il problema è che a questi giocatori è demandata la responsabilità di far fruttare tutte quelle statistiche che ci vedono primeggiare. Leggevo commenti sulla presunta rigidità tattica dell’allenatore viola che ingabbia i giocatori.
Beh, io penso che invece molte delle difficoltà nascono dalla libertà che viene concessa loro. Libertà che viene sfruttata male. Questo per me è il grande sbaglio di Italiano: aver escogitato un sistema complesso per trovarsi più spesso possibile in zona d’attacco, per poi lasciare l’onere della scelta tecnica in quella zona a ragazzi che non hanno tra le loro qualità, quella di immaginare l’azione.
Fare all in sulla crescita di pensiero di giocatori tecnicamente anche molto dotati con la speranza di aiutare loro a dare un senso offensivo ad un sistema che, almeno fino alla decisione finale, ha dimostrato di funzionare.
Ma le decisioni individuali, che dovevano essere il completamento puramente tecnico di un gioco per tre quarti tatticamente molto strutturato, sono diventate la base delle fragilità di questa squadra.
Le ali, il ruolo a cui viene chiesta la parte creativa, sentono questa responsabilità e troppo spesso perdono tempi di gioco, innescando quel gioco orizzontale che prende vita dalle fasce. Inoltre, sapendo di dover indirizzare tecnicamente l’azione, aspettano palla, rinunciando al movimento senza, creando così lentezza di svolgimento.
Di fronte a questi problemi, ognuno cerca di sopperire forzando sulle sue caratteristiche, (Nico con l’intensità, Ikoné con il dribbling) ma senza una vera giocata in mente. Il (forse) troppo ricorso a Saponara nasce da questo, dalla mancanza di creatività nelle zone in cui viene più richiesta, ma purtroppo Ricky non è assistito dal fisico per poter essere una fonte di gioco certa.
Io credo che Italiano abbia capito le cause delle difficoltà della Fiorentina e in questi mesi ha provato alternative diverse, da una gestione più a carico delle mezze ali all’abbandono di queste con il ricorso al trequartista, ma la squadra non ha svoltato nemmeno con questi aggiustamenti, per diversi motivi che vanno dalla non omogeneità di forma della squadra alle caratteristiche tecniche della rosa.
Concettualmente l’idea alla base di questa Fiorentina rimane giusta. La rosa, intesa squisitamente per ruoli, non può che disegnare un 4-3-3 e anche a livello di caratteristiche tecniche, specialmente in difesa, io ritengo che la squadra non può sostenere una condotta speculativa o passiva della partita.
Come se ne viene fuori? Se ci fosse il tempo io cercherei di implementare il gioco con una serie di movimenti certi per l’attacco, fatti di tagli e spostamenti senza palla basici ma sicuri. In modo di dotare la squadra almeno di una serie di riferimenti sicuri nell’ultimo tratto del possesso.
Certo servirebbe un po’ di qualità in più a centrocampo, qualcuno capace di portare meno palla e giocare più di prima, ma la frequenza dell’azione potrebbe aiutare a trovare abbastanza spesso la via di passaggio giusta.
Ripongo inoltre un bel po’ di speranze in Brekalo.
Un tipo di giocatore diverso da tutti i compagni di reparto, dotato di visione, tecnica e rapidità, uno abituato a guardare il movimento del compagno. Se si potesse cominciare a contare sulle sue qualità, sarebbe da privilegiare il suo lato per la rifinitura, con Nico dall’altra parte ad incrociare senza palla con il centravanti.
Ecco, un’altra mancanza della Fiorentina ascrivibile al tecnico è proprio l'assenza pressoché assoluta di direttive sui movimenti in area. Io penso che il mister li abbia dati troppo per scontati, considerandoli alla stregua dei gesti tecnici elementari e quindi già nel bagaglio dei suoi ragazzi.
Ma la cattiva copertura cronica dell’area in fase di finalizzazione dice altro.
Insomma, le statistiche indicano che questa Fiorentina ha assimilato bene i concetti di gioco del suo allenatore ma i risultati indicano che sta venendo a mancare quella crescita, di mister e calciatori, indispensabile per completare il quadro con la concretezza.
Cambiare, oggi o a giugno, non avrebbe senso perché significherebbe resettare da capo un qualcosa che comunque dimostra di avere margini di miglioramento e, soprattutto, una base adatta alla nostra attuale dimensione tecnica.
È una battuta di arresto pesante ma va inserita in un percorso di tentata crescita che per noi non può che essere più ampio rispetto alle squadre con più possibilità.



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