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Il Tap-In - L'equilibrio perduto e quei 60 milioni finiti in panchina

Gudmundsson, Colpani e Pongracic ancora un enigma, mentre la squadra perde compattezza. Il mercato invernale basterà a risolvere i problemi viola?

Due domande hanno accompagnato le mie riflessioni durante la sfida contro il Napoli. La prima è purtroppo una conferma dell’ultimo periodo: "Dove è finito l’equilibrio di squadra? ". La seconda, forse, ancora più preoccupante: "Che ci fanno 60 milioni di euro in panchina?

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". Perché eccezion fatta per Gosens e Cataldi, che evidentemente non sono al top della condizione e necessitano di un’attenta gestione in questo momento della stagione, tre giocatori ormai meritano un approfondimento per quanto visto sul campo e per quel che è stato il loro valore di mercato. Gudmundsson, Colpani e Pongracic.

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Ma partiamo dall’equilibrio, da quel che non sta funzionando e dalla "magia" che pare essersi dissolta chissà dove.

Giustamente Palladino chiede di non concentrarsi soltanto sulle ultime quattro gare, da dove è arrivato un solo punto in mezzo a tre sconfitte.

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Sono d’accordo ma la riflessione deve partire dai giorni successivi al malore che ha colpito Edoardo Bove. È evidente che da quel momento anche il tecnico abbia dovuto fare i conti con un assetto da aggiustare. Bove era quel giocatore che permetteva ai viola di cucire tra centrocampo e attacco: cursore di spinta alto a sinistra in fase offensiva e interprete capace di interdire e aumentare densità in mezzo al campo quando la Fiorentina doveva ripiegare e abbassare il suo baricentro.

Il pendolo ideale, di sostanza, corsa, qualità. Nessun altro giocatore ha le sue caratteristiche in rosa e così Palladino ha pensato ad altre soluzioni. Non ha toccato il centrocampo, rimasto con due interpreti, ma ha provato a cambiare qualcosa sia in difesa (ritorno a tre) che in attacco con Sottil a sinistra (tra i più vivaci) e Colpani che è stato tagliato fuori almeno in partenza.

La squadra però è rimasta lunga, sfilacciata, senza più quella compattezza che pareva uno dei punti di forza. Reparti troppo lontani, mediana in balia delle correnti avversarie, 8 gol incassati nelle ultime quattro gare (i viola sono scivolati al quinto posto per miglior difesa del campionato), gli errori individuali in evidenza e le maggiori difficoltà a rendersi pericolosi nelle transizioni offensive.

Dunque la panchina d’oro. Inteso come valore potenziale. Contro il Napoli tutti a sedere, almeno dall’inizio: Gudmundsson (valore 28 milioni), Colpani (valore 16 milioni), Pongracic (valore 16 milioni). Totale, appunto: 60 milioni e tante incognite.

Partendo dall’islandese. Arrivato come botto del mercato estivo: numero dieci sulla maglia e aspettative altissime confermate dalla doppietta alla Lazio e dalla splendida rete col Milan. Ma piano piano sono venuti fuori altri problemi: il polpaccio che lo ha fermato in partenza, poi la caviglia che ne ha stoppato il riscaldamento col Napoli, l’infortunio e la lesione al bicipite femorale e un rendimento non all’altezza del suo nome.

Che succede? Soltanto problemi fisici misti a un po’ di sfortuna per essere incappato nel momento peggiore della sua fragilità muscolare? Possibile ma Palladino, prima del fischio d’inizio col Napoli, aveva detto: "Ho cercato con tante partite di dargli più minutaggio, ci ho parlato e lo aspettiamo.

Abbiamo bisogno delle sue giocate. Sarà il nostro primo acquisto a gennaio". A Genova raccontato di uno scarso feeling, di un po’ di nostalgia e del fatto che non si sia ancora ambientato come avrebbe voluto. Chissà ma anche fossero soltanto problemi fisici, la sua assenza pesa e forse non tutto è filato liscio come ci si aspettava al momento dell’acquisto.

Pongracic rimane un altro mistero. Titolare la prima a Parma, poi il rosso, la panchina col Monza, 9’ a Bergamo, due mesi di stop per infortunio, 9’ a Como e un altro mese fermo tra acciacchi e panchine. Doveva essere il rinforzo perfetto dopo la cessione di Milenkovic, specie per la difesa a quattro.

Rimane un’incognita mentre il reparto sta cambiando (via Quarta, dentro Pablo Marì) e Palladino pensa ad altre soluzioni (vedi Moreno) che tengono fuori il croato e i suoi 16 milioni. Possibile che gli venga assicurata un’occasione nelle prossime gare, anche perché il tecnico ne ha bisogno e qualcosa anche in fase difensiva dovrà registrare.

Infine Colpani. Lunedì prossimo tornerà a Monza, dove l’anno scorso si era messo in evidenza con otto gol totali, quattro assist e un bellissimo campionato per intensità e prospettive. A Firenze pare il lontano parente. Non accelera, non raccorda, non inventa, non incide, non calcia, non copre.

Perde troppi duelli fisici e fatica anche nell’uno contro uno. Non un centrocampista puro, almeno nei pensieri di Palladino, e non un esterno d’attacco in grado di azionarsi come sulla sinistra sta dando prova Sottil. Neanche un trequartista alle spalle di Kean, vista la panchina nel 3-4-2-1 e l’ingresso soltanto quando il tecnico era tornato al 4-2-3-1.

Dubbi ancora irrisolti sulla strada che i viola si augurano possa portare di nuovo a equilibrio e concretezza e che non può tenere fuori da questo ragionamento la finestra invernale di calciomercato. Che potrà aiutare e migliorare la qualità complessiva della rosa, certo.

Ma che difficilmente stravolgerà in positivo quanto già visto nel girone d’andata.


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