Difesa più solida e attacco che fatica: un 'paradosso' per Italiano verso la volata finale. La pressione sugli esterni e un Torreira da blindare
Sei gol fatti e quattro subiti nelle ultime 5 di campionato, con 10 punti: la Fiorentina si rilancia con una vittoria di misura. L'uruguaiano sempre più leader
Dieci punti nelle ultime cinque partite di campionato, con 6 gol fatti e 4 subiti. Così la Fiorentina si rilancia in chiave Europa, con una classifica che torna a sorridere. Dopo diverse ottime prestazioni che magari avevano portato meno punti di quanto meritato, domenica i viola hanno vinto pur non giocando il loro miglior calcio.
Ci sta anche questo, nell'arco di una stagione. Specie in una gara in cui, per la prima volta, Biraghi e compagni si trovavano a dover sfruttare una superiorità numerica: evento più unico che raro, in un'annata in cui la Fiorentina ha ricevuto ben 10 espulsioni in 33 partite giocate.
Insomma, poche storie e tre punti d'oro da prendere di corsa. Tante altre squadre (anche più in alto in classifica) vincono quasi sempre partite così: ben venga, quindi, una vittoria di misura per 1-0. CENTRAVANTI DA COINVOLGERE.
Poi è chiaro, qualche problema c'è e andrebbe risolto anche in tempi brevi. Perché per una difesa che con Milenkovic e Igor sta trovando una sua solidità, c'è una fase offensiva in cui la Fiorentina fa fatica a coinvolgere il centravanti di turno e soprattutto a concretizzare la mole di gioco.
'Problema' che Vlahovic più volte aveva nascosto con le sue giocate, ma che con Piatek e Cabral è tornato a galla. Non solo per il livello assoluto dei giocatori, quanto per le caratteristiche degli stessi. Ma anche (e conta parecchio) per i mesi di lavoro quotidiano nel calcio di Italiano.
Un calcio fatto di meccanismi precisi, giocate da provare e riprovare, catene di giocatori che si devono muovere con il giusto sincronismo. Il serbo era arrivato ad un ottimo livello nel gioco per e con la squadra con il tempo, cambiare a metà stagione non è mai facile e i risultati si vedono.
Non tanto in assoluto in zona gol (6 reti in 10 partite Piatek, un centro in 170' giocati Cabral, che pure è in evidente ritardo fisico). Quanto proprio nel contributo alla manovra e nella capacità dei compagni di coinvolgerli con palloni buoni.
UN 'PARADOSSO' PER ITALIANO. Insomma, una sorta di 'paradosso' per Italiano, che ha fatto subito del suo mantra il "difendere bene e attaccare benissimo". Dietro ha trovato più solidità: la Fiorentina è la squadra che concede meno tiri a partita in Serie A, anche se la difesa altissima a volte concede amnesie fatali.
Nelle ultime cinque gare di campionato appunto solo 4 gol subiti con due clean sheet. Davanti invece i viola fanno fatica non solo a concretizzare, ma a volte anche a crearsi occasioni nitide. Si vede dai soli 6 gol fatti nelle ultime 5 gare in campionato (7 nelle ultime 7), ma non solo.
Tanto che l'allenatore punta spesso su questo tasto alla voce "aspetti da migliorare in fretta". LA PRESSIONE SUGLI ESTERNI. Anzi, tra i suoi ragionamenti, ormai da diverse settimane, c'è il diktat "servono più gol dagli esterni".
Una pressione continua messa alle sue ali offensive, ad ogni uscita pubblica. Ci lavora, giorno dopo giorno, ma non riesce ad avere risultati. Del resto, in cinque giocatori, hanno messo a segno appena 8 gol in campionato (10 considerando la Coppa).
E pensare che fin da Moena li spronava ad andare ognuno in doppia cifra al termine della stagione. L'ultimo gol di un esterno è stato quello di Sottil a Cagliari (23 gennaio), mentre Gonzalez è fermo alla rete contro i sardi al Franchi di fine ottobre, Saponara al match di novembre contro il Milan e Callejon sempre a novembre contro la Samp.
Ikonè, invece, non ha ancora trovato la via del gol. Insomma, il problema resiste e Italiano non ha intenzione di mollare la presa. Perché sa che dalla produttività di Nico e compagni può passare uno step decisivo per la sua Fiorentina.
DA BLINDARE. Una Fiorentina che, nel frattempo, ha scoperto mano a mano un Torreira regista a tutto campo. Da play a 'tuttocampista', sicuramente un trascinatore per i compagni. Ancor più responsabilizzato dopo quanto accaduto nel mercato di gennaio.
È stato spesso lui, del resto, a guidare la carica per il sogno Europa, e l'ha fatto anche contro il Bologna. Con il suo atteggiamento, con la sua determinazione, con la qualità nelle due fasi e con il gol decisivo. La vera anima di questa Fiorentina, insomma.
"I miei rappresentanti si sono incontrati la settimana scorsa con la dirigenza del club. Sono molto contento alla Fiorentina perché mi viene data tanta fiducia. Ad oggi il mio cartellino appartiene all’Arsenal e devo valutare diverse cose, ma io sono felice qui“, ha detto Torreira ai media uruguaiani.
Un giocatore sicuramente da blindare, senza dubbio. Mancava da anni un calciatore così, in grado di trascinare e creare valore dentro e fuori dal campo. Il diritto di riscatto è fissato a 15 milioni, le parti sono in contatto e, come disse Pradè,"la trattativa con l'Arsenal sarà fatta intorno a marzo-aprile".
Insomma, i tempi sono maturi, perché la Fiorentina non si può certo permettere di perdere un giocatore così, uomo e calciatore di categoria superiore. PALCOSCENICO EUROPA. Il prezzo è fissato, il contratto con l'Arsenal è in scadenza nel 2023 e forse per questo la Fiorentina spera di poter ottenere qualche milione di sconto.
Ci sono margini di manovra ma senz'altro bisognerà fare di tutto per tenerlo a Firenze. Pradè per lui è un padre calcistico, come ammise anche l'uruguaiano, è già idolo della città (bello il coro personalizzato della Fiesole) e a Firenze si è rilanciato dopo qualche anno di alti e bassi.
Non si può certo sperare di interrompere in estate il rapporto per una Fiorentina che si dice ambiziosa. Poi sì, certo, la qualificazione in Europa sarebbe senz'altro un altro tassello importante per garantire all'uruguaiano il palcoscenico che merita e che ha vissuto negli ultimi anni.
Un discorso che si potrebbe allargare anche a Odriozola e ai possibili futuri innesti in una squadra che diverte e vuole continuare a stupire. VERSO LA VOLATA FINALE. Ecco perché, al di là di tutto, sarebbe fondamentale centrare l'Europa.
Per continuare a crescere e non mangiarsi le mani al termine di una stagione fin qui più che positiva, ma che andrebbe coronata con un obiettivo importante. "Non deve essere un'ossessione", ha ripetuto Italiano, che sa come la sua Fiorentina dia il meglio di sé quando gioca più spensierata e libera di creare.
E allora adesso all'orizzonte una partita parecchio affascinante, contro l'Inter campione d'Italia che all'andata al Franchi fu messa sotto per almeno un tempo. Poi la sosta e la volata finale, con 8 gare di campionato (tra cui ben 4 big match) più il jolly da giocarsi contro l'Udinese.
E poi la semifinale di ritorno a Torino, il 20 aprile, da giocarsi con orgoglio. Qualcosa da correggere, sì. Ma una Fiorentina che c'è. Il sogno può continuare.



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