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Clima di tensione e necessità di risposte. Sta a Commisso delineare il futuro

Nessuna parola dopo la sconfitta di Atene, il duro comunicato della Fiesole e una città che attende risposte

Una giornata da "resa dei conti". Le dure parole della Curva Fiesole stanno facendo rumore. Molto rumore. Una presa di posizione forte da parte degli ultras, a 36 ore di distanza dalla fine di un sogno. Da una trasferta europea che ha mobilitato oltre 9mila fiorentini in direzione Atene, con viaggi simil-Odissea, costi elevati.

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Giramenti immensi per una finale quasi non giocata, con la paura di perdere, di rivivere vecchi fantasmi. Che puntualmente si sono ripresentati. Ma stavolta fa anche più male. SOLO SILENZI. Perché dopo Praga il sentimento comune era quello di riprovarci, di rialzarsi tutti insieme, di farsi forza l'uno con l'altro.

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Tifosi, squadra, società. Invece un giorno e mezzo dopo Atene solo silenzi. Nessuno da casa Fiorentina ha preso la parola, se non Vincenzo Italiano per motivi di contratto con la Uefa. Zero, nessuno. Un mesto ritorno all'aeroporto per la squadra, dopo la prima contestazione all'Agia Sophia da parte della curva viola, con i giocatori impietriti sul campo.

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E un clima pesante, con grandi nubi sul futuro. Un allenatore che andrà via, mezza squadra che farà lo stesso, prossimo futuro su cui presidente e dirigenti hanno già fatto capire, più volte, le difficoltà che ci saranno per i minori introiti legati allo stadio.

La sensazione che, forse, non sarà banale e automatico restare a competere con le big in zona Europa e ripetersi nelle coppe. IL PECCATO ORIGINALE. "Avevamo promesso sostegno incondizionato fino alla fine della stagione, spinti dalla speranza e dalla voglia di coronare un sogno tutti insieme", dicono i tifosi della Fiesole.

"Sostegno che purtroppo non è stato ripagato, in primo luogo dalla società Fiorentina, che nel mercato di gennaio, non ha avuto né la voglia né il coraggio di andare a migliorare una squadra inaspettatamente quarta in classifica e in corsa su tre competizioni, e questo di certo non lo abbiamo dimenticato".

Già, il mercato di gennaio. Analisi già fatte, quel parallelismo con il gennaio 2016 e con la Fiorentina di Paulo Sousa che dopo esser tornata prima in classifica vide arrivare i vari Benalouane, Kone, Tino Costa. Stavolta sono arrivati Belotti e Faraoni in prestito.

Per carità, una mano avranno anche dato (anche se ci si aspettava di più, specie in termini di gol dal Gallo), ma forse serviva altro, rispetto alle cessioni di un centrale di difesa (Mina, promosso Comuzzo al suo posto) e di un esterno (Brekalo) quando l'allenatore ti chiedeva (almeno) un'ala in più per restare competitivi.

GIOCATORI E (NON) MISTER. Controprove che sarebbe andata diversamente con un Gudmundsson (le cifre erano obiettivamente fuori mercato) o comunque con uno/due giocatori di discreto livello in più non ce ne sono, ma i segnali dati non sono stati incoraggianti.

E hanno raccontato tanto, come sottolinea la Curva. Tant'è che poi il campo ha presentato il conto. E poi la squadra, altra imputata per la Fiesole: "Alcuni giocatori che con un atteggiamento indegno sono complici del fallimento di ieri, dimostrando di essere uomini senza palle e senza alcun rispetto per una città e per il suo popolo".

Anche da qui è nata la contestazione a caldo, già ad Atene. Non c'è l'allenatore nei riferimenti degli ultras. Pensiero ovviamente non condiviso da tutta la tifoseria, perché le critiche a Italiano non sono mai mancate. Anzi.

Ma forse, in tutta la delusione del momento e degli ultimi mesi, il tecnico può essere considerato non il primo dei problemi, visto da dove ha preso la Fiorentina e cosa ha fatto (non chissà che, ma qualcosina sì) con il materiale a disposizione, e le operazioni di mercato anche in corso d'opera che non l'hanno proprio aiutato.

Punti di vista. DOVE ANDARE? Archiviata la delusione, enorme, che ovviamente ha coinvolto non solo i 9mila di Atene ma anche le decine di migliaia di anime viola che si erano ritrovate a Firenze, ma anche in tutta Italia e in tutto il mondo, bisognerà capire come andare avanti.

"Siamo convinti che la sconfitta di ieri sia frutto di una pessima gestione sportiva e una assenza di programmazione che va avanti da anni. Ora la pazienza è finita", continuano i tifosi. "È arrivato il momento delle risposte, e pretendiamo che la presidenza chiarisca velocemente quali siano i reali obiettivi sportivi della società Fiorentina, perché Firenze non festeggia per degli ottavi posti, e soprattutto non gioisce per la coppa del fair play finanziario!".

Già, il momento delle risposte. In che direzione vuole andare la Fiorentina? Rilanciare, per fare una squadra che parta come base dall'8° posto e dalla Conference, e quindi punti ad andare più in alto, oppure una rifondazione che preveda un percorso che abbia come obiettivo proprio questi livelli?

PAROLA A COMMISSO. Bene diradare ogni dubbio, Firenze chiede chiarezza. In primis a Rocco Commisso, inevitabilmente, tanto più con il patron in città da giovedì mattina. "Presidente Commisso, il primo che ci deve dare delle risposte è lei.

É il momento di investire seriamente affidandosi a dirigenti competenti per dar vita ad un progetto sportivo serio e all'altezza di questa città. Firenze merita di più", l'appello della Fiesole. Settimana prossima, forse martedì, prevista una conferenza stampa.

Tanti i nodi da sciogliere, i punti da chiarire, le spiegazioni da poter dare. Su allenatore, dirigenza, ma soprattutto ambizioni e obiettivi. E' uno dei momenti più delicati della sua gestione. Solo Commisso può rispondere ai tifosi e alla città.


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