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Cecchi Gori: "Vlahovic non è Baggio. Ma i talenti rari vanno tenuti non venduti"

L’ex presidente della Fiorentina ricorda gli intrecci con la Juve: «Begli anni, ora i club sono gestiti da gente che non tifa»

«La Fiorentina mi ha regalato anni indimenticabili. Il mio cuore è e sarà sempre viola». Vittorio Cecchi Gori, presidente del club dal 1993 al 2001, risponde al telefono con voce squillante e un certo entusiasmo. Visto pure che c’è di mezzo la sua grande passione per il pallone.

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Ma dopo il ricovero di gennaio per una polmonite e i noti guai giudiziari (dal 2020 è in detenzione domiciliare per bancarotta fraudolenta), la prima domanda non può che essere semplicemente questa. Scrive La Gazzetta dello Sport.

Cecchi Gori, come sta? «Abbastanza bene, per fortuna. Sono a casa a Roma, posso anche uscire ora. Sono tranquillo. Aspetto che il Presidente della Repubblica mi dia la grazia». Stasera c’è Fiorentina-Juve, una sfida sempre particolare.

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«Che ricordi che ho... Tutti belli. È una gara speciale, anche se io, contrariamente alla tradizione del tifo, ripetevo sempre che la Fiorentina non dovesse accontentarsi di battere la Juve. Ma fosse obbligatorio puntare a vincere lo scudetto!

Una volta, l’anno di Edmundo, ci sono andato proprio vicino... E quello resta il mio più grande rimpianto da presidente. Tornando ai bianconeri, all’epoca c’erano l’avvocato Agnelli e Boniperti. Due persone che al calcio mancano, sotto tutti i punti di vista.

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Poi la Juve è stata gestita in un modo più spregiudicato, diciamo così, e le cose non sono andate bene. Ma la rivalità storica resta, perché loro sono da sempre la squadra da battere. E Firenze è una città che si ribella alle ingiustizie.

Le ingiustizie nel calcio però non dipendono certo dalla Juventus, tantomeno ora». Che idea ha del calcio di oggi? «Non ha risolto i problemi che aveva allora, a partire dai diritti televisivi poco sfruttati. E poi c’è una dipendenza esagerata dai campioni e dai loro contratti.

Dominano gli stipendi, andrebbe modificata qualche regola. Alla fine il calcio si è un po’ rovinato, lo dico da spettatore». A proposito di campioni, lei ha difeso i suoi fino all’ultimo. Ricordiamo bene lo striscione “Batistuta è incedibile” sotto il suo posto al Franchi.

«Se hai la fortuna di aver preso dei talenti, di quelli rari che fanno la differenza, non devi venderli. Per quanto tu possa guadagnare nel cederli, resta difficile pensare che riesca a trovarne altri tanto bravi. È un rischio.

Se hai gente come Batistuta, Rui Costa, Chiesa o Toldo è giusto provare a tenerli. Io l’ho sempre fatto. È decisiva l’abilità del presidente, ma è molto importante anche la componente di amore, di tifo, che purtroppo tranne poche eccezioni in Italia si sta perdendo».

Quindi Vlahovic non lo avrebbe mandato via? «Mai, io avrei senza dubbio tenuto sia lui sia Chiesa. Avevo il padre, avrei coltivato anche il figlio, due campioni! Vedrete cosa faranno insieme alla Juve. Federico sulla fascia va veloce, mette dentro tanti palloni, quando rientrerà sarà una grande risorsa.

Se la Fiorentina li avesse tenuti avrebbe potuto costruirci sopra una squadra veramente forte». Che accoglienza riserverà Firenze al grande ex di oggi? «Ai tempi dei tempi, quando prendemmo la Fiorentina (suo padre Mario guidò il club dal ’90 al ’93, n.d.r.), Baggio era stato appena ceduto dai Pontello.

Lui era proprio legato a Firenze, gli dispiacque andare via. Venne una volta a cena e mi disse: “Come faccio ad andare alla Juventus?”. Ma alla fine se la cavò bene, recuperò il rapporto grazie anche a quella sciarpa viola raccolta la prima volta che tornò al Franchi.

Certo, Vlahovic è andato via da pochissimo tempo e questo non aiuta a stemperare gli animi. È stata una questione di soldi, voleva andare in una squadra che gliene dava di più. E la Juve che ogni stagione scende in campo per lo scudetto e le coppe europee poteva offrirglieli.

Ma ricordiamoci che Vlahovic non è Baggio. E' un buon giocatore, ma il suo valore si capirà solo nelle partite più difficili». E la Fiorentina come la vede? «Male non va, finalmente si inizia a vedere qualcosa di buono». Con lei i viola hanno vinto l’ultimo trofeo, proprio una Coppa Italia, nel 2001.

«Ne vinsi due da presidente, più una Supercoppa. Andare avanti in questo torneo ora sarebbe molto importante. Come finisce stasera? La Juve è più forte, ma non c’è una differenza tale da escludere che i pronostici possano essere rovesciati...».


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