Casini: "La Serie A deve diventare media company. Sul salary cap..."
Il piano del neo presidente: "Diritti tv, stadi, il betting e... I ricavi saliranno. Dobbiamo seguire l'esempio della Liga"
A cominciare proprio dall’ultimo terreno di scontro, quello dell’indice di liquidità, una battaglia aperta con la FIGC. "La FIGC voleva introdurre criteri più rigorosi per assicurare la sostenibilità finanziaria. E su questo siamo d’accordo.
Quel che non ha funzionato sono tempistica e modi con cui sono state introdotte misure con effetti retroattivi. La A non ha avuto l’ascolto che meritava, la Lega lo ha rappresentato più volte e alla fine siamo stati costretti a difenderci con un ricorso che è stato parzialmente accolto dal massimo organo di giustizia sportiva, il Collegio di garanzia del CONI a Sezioni unite", ha esordito sul tema.
Ha inspiegabilmente fatto ricorso al TAR contro un dispositivo, senza neanche attendere la decisione e le motivazioni del Collegio; e ha perfino chiesto la sospensione del dispositivo in via cautelare, quando non esiste alcun pericolo per il campionato di A e per le squadre.
Io spero solo ci si metta a lavorare insieme il prima possibile per le vere riforme che servono al calcio italiano
", ha aggiunto Casini.La Lega ha poche decine di dipendenti, la Liga spagnola dieci volte tanto. La Lega, con poco sforzo, potrebbe diventare un vero sostegno per i club nel rapporto con le istituzioni e un supporto tecnico su temi come le infrastrutture e la commercializzazione
".MIGLIORAMENTO DEL PRODOTTO CALCIO. "Le risorse possono aumentare sia incrementando i ricavi, sia riducendo i costi. Nel primo caso, la commercializzazione dei diritti audiovisivi all’estero va liberata da limiti legislativi che riducono le opportunità.
Per esempio, vi è un termine massimo di 3 anni, mentre in altri Paesi si arriva anche a 8-9. È un tema che il Parlamento e il Governo, con la sottosegretaria Vezzali, che ringrazio, hanno ben compreso. Poi gli investimenti sulle nuove tecnologie, come fan token e NFT quale ulteriore fonte di reddito, anche se più volatile e incerto, come ha osservato anche Bill Gates.
Ci sono gli introiti dal betting, da cui il calcio non ricava nulla pur essendone l’oggetto. E infine c’è il tema di lungo periodo dei ricavi da investimenti su infrastrutture e stadi". COSTI. "Si può partire dalle commissioni a mediatori e procuratori, un caso non solo italiano e su cui la FIFA interverrà in autunno con un nuovo regolamento.
Poi serve rivedere la normativa fiscale: un tema è la mancata deducibilità dell’Irap, perché i contratti dei calciatori sono per forza a tempo determinato". SALARY CAP. "Non può essere risolto da un singolo Paese. Va trattato a livello almeno europeo perché pone seri problemi di competitività.
Diverso è un tetto di spesa complessiva di un club, in percentuale come ha già introdotto la Uefa, ma non sul singolo giocatore". FONDI NEL CALCIO. "Prima vanno definiti progetto e modello di business che la Lega vuol perseguire, poi ci può rivolgere ai Fondi, se lo si ritiene utile.
Nessuna preclusione, ma un Fondo non è di per sé una soluzione, è uno strumento". POLEMICHE SUL DECRETO CRESCITA. "Mi pare un tipico fenomeno di 'distrazione' dai problemi reali. I dati mostrano che ha avuto un impatto minimo sui giocatori italiani.
A un certo punto sembrava diventato il male assoluto. La soluzione trovata poche settimane fa andrebbe corretta perché è distorsiva del mercato". COVID E RISTORI. "La situazione è stata così drammatica che non è strano che il calcio non abbia avuto ristori.
I settori che li hanno avuti di più avevano ampie categorie dei lavoratori a rischio sussistenza. Quello che va chiesto con forza è l’aiuto per trovare soluzioni che agevolino la Serie A a produrre ricavi".



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