Buso: "Juventus non imbattibile e al Franchi la Fiorentina gioca sempre in 12"
L'ex viola e bianconero ha parlato in vista della gara di questa sera, valida per l'andata della Semifinale di Coppa Italia
L’emozione del debutto in Serie A in un Fiorentina-Juventus, giocato con la maglia bianconera, la ricorda ancora oggi, a distanza di 35 anni abbondanti. Così come rivendica l’orgoglio di aver lasciato la propria firma sul tabellino dei marcatori della finale d’andata di Coppa Uefa del 1990.
Quando sul petto aveva il giglio, ma che non bastò poi ad Avellino per sollevare il trofeo. Renato Buso conosce bene la Juventus e forse pure meglio Firenze, dove poi ha scelto di vivere. Scrive il Corriere dello Sport-Stadio.
Ha allenato le giovanili della Fiorentina vincendo uno scudetto con gli Allievi Nazionali (2008/2009). E poi una Supercoppa Italiana con la Primavera (2010/11). E sulla crescita esponenziale di Dusan Vlahovic c’è anche la sua mano, visto che lo ha allenato sul campo senza mai vedere i segni della fatica sul suo volto.
«La Juventus è una di quelle squadre che non muore mai. Ma al Franchi si gioca sempre in dodici: la spinta della città sarà decisiva. E' più di un derby, in questa gara si sente il cuore di Firenze battere forte». Renato Buso, il primo spettacolo, stasera, sarà sugli spalti?
«Sì, il calore e l’abbraccio della città per la propria squadra sarà determinante. Intanto perché questa Fiorentina ha dimostrato sul campo di potersela giocare con tutti e poi perché di fronte c’è l’eterna nemica, quella capace di far tornare alla mente aneddoti passati in grado di infrangere il muro degli anni.
La scelta di Vlahovic di puntare il suo navigatore diritto verso Torino ha acceso ulteriormente una rivalità che mai è stata ovattata». Che Franchi si aspetta? «Sarà una bolgia e Vlahovic sarà bersagliato dai fischi. Io ho vissuto una situazione diametralmente opposta, quella che ha visto Baggio finire alla Juventus.
A dispetto della sua volontà perché di fatto non poté nemmeno scegliere. Questo “addio” ha riacceso vecchie acredini. E' molto più di un derby, sarà una gara elettrica. E poi questa Juve non è imbattibile». Più della finale di Coppa Uefa persa contro i bianconeri?
«Quella partita resterà sempre una ferita aperta: in quella doppia finale, compreso il ritorno in campo neutro ad Avellino, ci sono state troppe cose gestite male. Il mio gol, segnato a Torino, non servì a nulla. E' l'ultimo realizzato da un calciatore viola in una finale internazionale, ma non è stato abbastanza».
Il fatto di aver rafforzato una concorrente per un piazzamento in Europa, scattata in avanti in classifica proprio grazie al serbo, in città non va proprio giù. «Vlahovic ha lasciato Firenze da capocannoniere della Serie A, già questo fa male.
Guardando la classifica è vero, ha rafforzato una diretta concorrente, ma resto dell’avviso che questa squadra può continuare a dire la sua. Non a caso, è arrivata fino in semifinale di Coppa Italia». Lei ha visto Vlahovic crescere sul campo: come è nata la sua metamorfosi?
«Lo avevo visto giocare già nella Primavera. Coi pari età era evidente la sua capacità di fare la differenza con un solo movimento. Ho sempre avuto la sensazione che avesse le capacità di decidere i match. Lavorava coi ragazzi e poi si allenava con la prima squadra, al di là delle difficoltà.
Con l’arrivo di Prandelli, poi mi sono concentrato sul perfezionamento delle sue qualità offensive». In che modo? «Ci ho parlato tanto, raccontandogli anche quelle che erano state le mie difficoltà. Io ho fatto il mio debutto in A a Firenze, con la maglia della Juventus.
Marchesi, l’allenatore dei bianconeri di allora, arrivato nello spogliatoio mi disse che sarei sceso in campo io. Non avevo ancora 17 anni e mi trovai marcato niente meno che da Gentile. A conquistarmi è stata la propensione al sacrificio, la voglia di lavorare e la fame di fare la differenza.
Era il primo ad arrivare al campo e l’ultimo ad andarsene, questo mi ha colpito da subito». La Juventus ha gli uomini super-contati: sarà una partita a scacchi? «Le assenze tra i bianconeri si faranno sentire, mancano diversi uomini di gamba e le tante gare in agenda cominciano a farsi sentire.
Forse è anche per questo che Allegri potrebbe pensare di “risparmiare” Vlahovic, sfruttando Kean e Morata: una scelta simile non mi sorprenderebbe». Italiano-Allegri: che partita sarà in panchina? «Italiano è un allenatore innovativo, molto offensivo, che ama giocare con una linea alta.
Lo sto studiando, perché propone una visione interessante della manovra. Allegri ha un punto di forza da non sottovalutare, ovvero il capire sempre cosa ha in mano. In questo momento il gioco della Juventus non è perfetto, ma sta riuscendo a tirare fuori sempre il massimo.
Nel girone di ritorno, i bianconeri sono tra quelli che hanno messo insieme più punti». Secondo lei quali saranno le chiavi della gara? «Sono convinto che gli esterni offensivi della Fiorentina potranno fare la differenza, che si tratti di Gonzalez o anche di Ikoné.
In quella zona del campo, i viola possono essere velenosi. La Juventus, per altro, difendendo bassa dovrà cercare di contenerli per evitare di soccombere. Dall'altra parte, a parte Vlahovic servirà stare attenti a giocatori come Cuadrado ed anche Morata».



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