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Burdisso: "L'esigenza dei tifosi ci aiuta a crescere. Non mi concentro solo sul Sudamerica"

Il direttore tecnico della Fiorentina ha rilasciato un'intervista al portale Bolavip. Ha spiegato il suo ruolo ed il rapporto con i tifosi

Queste alcune parole di Nicolas Burdisso: "Firenze mi tratta molto bene. È un posto molto caldo, molto bello in cui vivere, con una storia del club che mi piace molto. È la capitale della cultura in Italia. Qui tutti hanno un grande senso di appartenenza alla loro città, alla sua storia.

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È una città pulita, medievale. È piccola, ma è un gioiello. Il fiorentino crede molto nella sua città e chiede molto in campo alla sua società, alla dirigenza e ai giocatori". IL RUOLO IN VIOLA. "Il mio compito è legato ad un progetto che è cominciato all'inizio del campionato, quando mi hanno chiamato il direttore generale Joe Barone e il direttore Daniele Pradè.

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Due persone a cui devo molto, insieme al presidente Rocco Commisso che mi ha dato questa grande opportunità. La prima cosa che abbiamo cercato di identificare tutti insieme è stata una linea sportiva. Scegliere un allenatore che ci permettesse di trasmettere un'identità e, partendo da quell'identità, iniziare a costruire un progetto.

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Ecco perché penso che sia stata molto importante quella prima scelta. Abbiamo cercato di costruire una squadra con solide basi, mantenendo ciò che era veramente affidabile e apportando modifiche dove dovevano essere fatte. I risultati si vedono, sapendo sempre che dobbiamo migliorare".

RUOLO SIMILE QUANDO ERA AL BOCA "In parte sì. Qui cerco di entrare meno nelle situazioni contrattuali, nelle trattative e di concentrarmi pienamente sulla parte tecnica, sulla pianificazione e sul collegamento dei grandi ambiti che sono quelli del calcio professionistico; l'area scouting, che è l'ultimo filtro, e il calcio giovanile, che è qualcosa a cui dedico molto tempo.

Si tratta di essere presente alle partite della squadra Primavera, dell'Under 18, e dell'Under 17, in modo che quando costruiamo la prima squadra abbiamo i componenti migliori". LA ZONA DI LAVORO. "Il mio focus non è solo sul Sudamerica.

Quest'anno ho girato tutto il mondo. Sarebbe un errore per me concentrarmi solo per conoscere a memoria i campionati argentini e quelli vicini, come l'uruguaiano o il brasiliano che, ovviamente, conosco. Ma ho passato gli ultimi 15 anni della mia carriera in Europa, in Italia, e conosco il campionato italiano.

E il mio lavoro è conoscere tutti i campionati. Anche quelli nuovi, quelli emergenti. Conoscere anche allenatori, giocatori... un modo per fornire risorse e soluzioni alla Fiorentina. La mia forza è esserci e dare la mia esperienza.

Dare il mio aiuto all'allenatore per lavorare insieme, al di là della nazionalità di ogni giocatore. Il fatto che ci siano Nico González o Lucas Torreira, che è uruguaiano, mi fa piacere come la presenza in squadra di ragazzi italiani, dell'est Europa, dell'Africa.

Credo molto in questo, che mi emoziona davvero: dobbiamo lavorare insieme". GLI OBIETTIVI. "Mi pongo sempre obiettivi personali, ma non sono importanti. La penso in questo modo. Gli obiettivi importanti sono quelli del club e della squadra.

E in questo senso, quello che sottolineiamo sempre è quello di avere un'identità ben definita. Adesso la gente ci chiede di andare in Europa, di vincere qualcosa. È normale. Inoltre l'esigenza dei tifosi ci aiuta a migliorare”.

I RIVALI. "Gareggio contro squadre europee che hanno obiettivi e progetti simili ai nostri. Parto dalla base che la qualità individuale della squadra deve essere costantemente migliorata, come società, come infrastruttura, come dinamica di gestione interna.

Sulla base di ciò, vediamo che ci sono squadre in Europa che fanno bene. In Italia la stessa cosa e quelle sono le squadre che si guardano, tra virgolette, con la coda dell'occhio. So che dobbiamo anticipare i momenti, che dobbiamo arrivare per primi e penso che in questo senso ci siamo mossi bene quest'anno.

I risultati sono visibili perché c'è una squadra che emoziona le persone". ANCORA SUL RUOLO IN FIORENTINA. "Quando mi hanno chiamato era per fare questo lavoro con una guida tecnica, proporre e lavorare insieme. Collaboro con il direttore generale, il direttore sportivo e io, che sono il direttore tecnico, con l'allenatore, con il capo scout e con il responsabile della sezione giovanile.

Tutti lavoriamo per dare soluzioni al presidente, che è quello che le chiede".


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