A Torino con coraggio e senza paura, per riannodare i fili della storia. La pretattica di Allegri e la voglia di stupire di Italiano
La Fiorentina andrà allo Stadium con la propria identità contro l'ex Vlahovic. C'è voglia di impresa: l'ultima finale nel 2014
Si riparte da quella scena al termine di Fiorentina-Venezia, con il gruppo viola sotto la Fiesole a prendersi la carica dei tifosi che già intonavano il classico "chi non salta è bianconero". Giorni di attesa, in città ma anche all'interno dello spogliatoio.
Una partita che non sarà mai come le altre per Firenze, ma che anche per la squadra di Italiano ha assunto una valenza speciale. Per come sono state perse le due sfide precedenti tra campionato e Coppa (entrambe oltre il 90', con due cross di Cuadrado deviati da Biraghi e Venuti), per aver visto un proprio compagno cambiare casacca improvvisamente a gennaio per vestire di bianconero.
UN MESE E MEZZO DOPO. È passato un mese e mezzo da quello 0-1 del Franchi che ebbe il sapore di un'enorme beffa. Ma fin da allora c'è stato un unico pensiero nella testa dei giocatori: tentare l'impresa a Torino. Lo hanno ripetuto un po' tutti nel corso delle settimane, così come in questi giorni di avvicinamento.
Finalmente ci siamo. Con una Fiorentina che appare perfino più forte in questo momento rispetto a quella che dominò il gioco finendo però per perdere per un autogol, lo scorso 2 marzo. C'è un Arthur Cabral decisamente più integrato nel gioco viola, idem Ikonè, un Gonzalez sempre più nel vivo, una difesa che dopo aver annullato Vlahovic in quella gara ha inanellato grandi prestazioni a ruota.
PER L'IMPRESA. Sicuramente Italiano avrà fatto vedere e rivedere ai suoi ragazzi le altre due gare stagionali contro la Juve. Cosa era stato fatto bene, i dettagli che invece avevano portato alle due sconfitte. Servirà una partita pressoché perfetta, a Torino, per ribaltare risultato e pronostici.
Ma una cosa è certa: la Fiorentina andrà allo Stadium per imporre il proprio gioco. La propria identità. Non solo per il gol di svantaggio da recuperare, ma per la mentalità che ha acquisito la squadra in questi mesi di lavoro.
Serviranno lo stesso coraggio e la stessa personalità che hanno portato la Fiorentina a giocarsela alla pari a San Siro contro l'Inter, al Maradona contro il Napoli, ancor prima a Bergamo contro l'Atalanta. I viola hanno dimostrato di poter compiere grandi imprese, anche fuori casa.
E contro le big anche il bilancio è via via migliorato: dal 4-3 contro il Milan di novembre la Fiorentina ha vinto 5 volte negli ultimi 8 incroci contro le grandi d'Italia. IL MOMENTO DELLA JUVE. Dall'altra parte ci sarà una Juventus che ha perso solo due volte nelle ultime 25 partite, ma che in realtà vive un momento di discrete critiche.
Sia perché queste due sconfitte (contro Villarreal e Inter) hanno acuito vecchi problemi, sia per un gioco parecchio difensivista e poco propositivo. Allegri, se da un lato non è stato esentato dal finire sul banco degli imputati (pure Lapo Elkann lo ha tirato in ballo), dall'altro nei giorni scorsi ha tirato fuori l'arma della pretattica, come già accaduto in altre fasi della stagione, magari per spostare un po' di pressione.
"Dietro corrono e arrivare quarti non è affatto scontato: la Fiorentina ha un buon calendario, dobbiamo stare attenti", il concetto ribadito due volte dal tecnico bianconero, che magari si è 'dimenticato' che i viola devono affrontare Milan e Roma (oltre a Salernitana, Udinese e Samp) prima dell'altro scontro diretto all'ultima giornata di campionato.
In più Allegri ha ritirato fuori un concetto che già a suo tempo non passò inosservato: "Giocare alla Juve non è come giocare alla Fiorentina", le parole riferite a Vlahovic, dopo che le aveva ripetute in passato anche nei confronti di Chiesa e Bernardeschi.
SCELTE. In ogni caso sarà proprio l'ex Dusan lo 'spauracchio' principale per la Fiorentina, con Igor e Milenkovic che, insieme ai compagni, proveranno a ripetere la prestazione del Franchi, quando il 7 bianconero non toccò praticamente palla.
In questi giorni al centro sportivo si è lavorato sodo, provando a recuperare Bonaventura e studiando le mosse soprattutto in mezzo al campo, dove mancherà Castrovilli. Dentro subito Jack oppure il duo Duncan-Maleh come mezz'ali?
O ancora Amrabat con Torreira e uno dei due mancini? Ma anche davanti Italiano potrebbe cambiare qualcosa: se Arthur Cabral potrebbe avere ancora continuità dal 1' (il brasiliano è in evidente crescita) e pare difficile rinunciare a Gonzalez, dall'altra parte potrebbe tornare titolare Saponara, spesso dall'inizio contro le grandi anche per dare più palleggio ed equilibrio.
VOGLIA DI STUPIRE. Quello che emerge comunque, in generale, è una grande voglia di stupire. Lo hanno ribadito i protagonisti dopo il Venezia e anche in questi giorni sui social: servirà una partita perfetta, ma c'è la consapevolezza di poter fare l'impresa.
Anche perché, essendo rimasta la regola del 'gol in trasferta', alla Fiorentina 'basterebbe' vincere anche di misura per andare almeno ai supplementari (dal 2-1 in poi invece sarebbe finale diretta). Una battaglia sportiva da giocarsi al massimo, insomma.
Anche per riannodare i fili della storia. Una finale da queste parti manca dal 2014, mentre proprio in Coppa Italia (dove la Fiorentina è 5° nell'Albo d'oro con 6 titoli) arrivò l'ultimo trofeo nel lontanissimo 2001. "Vogliamo mettere la ciliegina sulla nostra stagione", ha caricato Italiano.
Il doppio fronte per l'Europa e un trofeo ancora da provare a giocarsi. La grande attesa sta per finire.



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