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Una notte da Champions. In totale emergenza, la Fiorentina stende l'Inter

Tre gol all’Inter senza i nuovi acquisti: i viola scavalcano la Juventus e agganciano la Lazio al quarto posto

E che gli vuoi dire a un gruppo così? A una squadra che ha affrontato e sta affrontando scogli grandi come montagne e che, puntualmente, li supera? Dall’Inter, all’Inter, scrive il Corriere Fiorentino. Da quella terribile serata di dicembre a quella, esaltante, di ieri.

Un cerchio chiuso come nessuno poteva immaginare. Con una vittoria incredibile e una classifica che oggi, messi in pari i conti, la vede al quarto posto. Erano in 19, ieri «i reduci che fecero l’impresa». Perché niente li scalfisce.

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Niente spaventa loro e chi li guida. Tira dritto, la Fiorentina, come se niente fosse. Come se, per esempio, non fosse stata in totale emergenza. E se oltre dover fare a meno di tutti i nuovi, degli otto ceduti, di Adli (infortunato) e con Cataldi e Colpani recuperati ma a mezzo servizio non avesse dovuto fare a meno anche di Gudmundsson.

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Influenzato, e nemmeno in panchina. Roba mai vista, con soli otto cambi di cui due portieri e tre Primavera e una formazione non obbligata, di più. Un 4-4-2 pieno di difensori, con una coppia di centrocampisti a dir poco leggera e Beltran a supporto di Kean.

Difficile insomma, quasi impossibile considerando chi c’era dall’altra parte, immaginare qualcosa di diverso da una partita in trincea, tra difesa e (quando possibile) ripartenze. La teoria (pallone all’Inter e Fiorentina in attesa) si è trasformata immediatamente in pratica.

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Sofferenza doveva essere, per intendersi, e sofferenza è stata. È mancato un tassello, per sublimarla: il gol in contropiede dopo aver rischiato di andar sotto. E pensare che le occasioni (enormi) ci son state. Una con Kean, e una con Dodò.

Se qualcuno alla fine del primo mino tempo si è portato negli spogliatoi qualche rimpianto insomma, era Palladino. Se c’è una qualità che ha questa squadra però, è la resilienza. Più che altro, la capacità di trasformare in forza ed energia anche la più grande delle difficoltà.

E poi, salvo rare eccezioni (vedi primo tempo) il cinismo. Una concretezza quasi spietata. E così, alla prima palla buona dopo l’intervallo, ecco l’1-0 di Ranieri. Alla seconda, il 2-0 di Kean. Alla terza, il 3-0. E chi, se non lui?

Un centravanti da Champions. Una squadra, da Champions. E chissà cosa potrà diventare con i rinforzi. Non resta che mettersi comodi, e continuare a sognare.


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