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Rivoluzione per un gruppo in zona Champions. Ora tocca a Palladino

La qualità e la duttilità di Zaniolo e Fagioli, la freschezza di Ndour, la sostanza di Pablo Marì oltre a Folorunsho: sta al tecnico

Nella più inattesa rivoluzione di mercato a gennaio, perché destinata a un gruppo che era ed è in lotta per un posto in Champions League, adesso tocca inevitabilmente e indiscutibilmente a Raffaele Palladino. Così scrive Il Corriere dello Sport - Stadio.

NUOVA IDENTITÀ. Palladino ha visto Martinez Quarta, Kayode, Ikoné, Kouame, Valentini, Biraghi e infine Sottil lasciare il Viola Park e che ora dovrà inserire Pablo Marí, Ndour, Zaniolo e Fagioli, dopo aver già inserito Folorunsho che per tutto il mese di gennaio è stato l’unico rinforzo a disposizione, nonché la priorità della sessione invernale per sopperire all’assenza di Bove.

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Il risultato finale è un gruppo abbastanza snello (ventitré giocatori compresi i tre portieri), sul quale però l’allenatore campano avrà il compito d'intervenire in maniera sostanziale per disegnare, nel minor tempo possibile, una Fiorentina che abbia una nuova “identità”.

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LA MANO DI RAFFA. Palladino proverà a ricominciare da quella squadra nel segno del 4-2-3-1 che diventa 4-4-2 in fase difensiva, capace di giocare a tratti bene, di soffrire con la Lazio (tantissimo) e con il Genoa (abbastanza), ma studiando e applicando (velocemente) le nuove soluzioni.

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Con il solo Colpani di ruolo all’ala (e nemmeno ala pura è l’ex Monza), magari chiedendo a Zaniolo di fare quello che sta facendo Folorunsho ad ampio raggio d’azione per affiancarsi entrambi a Gudmundsson in un terzetto molto ricco e molto vario alle spalle di Kean.

Con Fagioli avrà un’altra opzione di scelta per formare la coppia di centrocampo, Pablo Marí parte di rincorsa dietro Comuzzo, Ranieri e ora anche Pongracic, con Moreno provato vice Dodo, mancando un vice vero perché Kayode non è stato sostituito.

Si riapre anche l’ipotesi della difesa a tre.


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