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Ghini, Fratellanza Militare: “Dal malore a Careggi in 13'. Bove non era cosciente nel tragitto e all’arrivo"

Il presidente della Fratellanza Militare Giovanni Ghini ripercorre il dramma di domenica sera vissuto al Franchi con Bove

Il presidente della Fratellanza Militare Giovanni Ghini ripercorre così a La Nazione il dramma di domenica sera vissuto al Franchi con Edoardo Bove: “L’allarme dei giocatori è stato recepito immediatamente. Si è trattato di una caduta spontanea e in questi casi, purtroppo, il quadro è spesso più pericoloso.

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Da quel momento all’accesso del medico in campo sono passati circa trenta secondi. Dalla caduta alla partenza dell’ambulanza per Careggi circa 4 minuti e altri 4 ne sono serviti per raggiungere l’ospedale. Il giocatore è arrivato in sala rossa dopo circa 13 minuti dal malore”.

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AMBULANZA. “L’ambulanza non può entrare in campo perché c’è il rischio di impantanarsi. Si tratta di una scelta originata da valutazioni e procedure condivise che dobbiamo seguire. L’ambulanza non entra sul terreno di gioco perché il conseguente rischio di non uscire è tale da annullare il beneficio.

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Per questo le due squadre di soccorso che operano a bordo campo, di cui una con medico, hanno l’attrezzatura  necessaria per stabilizzare il paziente e trasportarlo fuori”MOMENTI. “Prima di tutto, in campo, l’analisi dei parametri vitali, quindi stato di coscienza, respiro e battito del cuore.

Questi tre parametri sussistevano, ma erano compromessi al punto da decidere di attivare la procedura “scoop and run”, ovvero si è deciso di trasportare Bove a Careggi e trattarlo lì”. Durante il tragitto per Careggi gli è stata fatta la terapia di stabilizzazione.

E’ stato defibrillato, perché l’apparecchio ha rilevato un’aritmia trattabile mediante defibrillazione. La rilevazione è automatica ma la scarica è stata erogata dal medico contestualmente a tutte le manovre rianimatorie”. Bove è rimasto sempre cosciente durante il tragitto?

“No”. E’ arrivato a Careggi cosciente? “No”. CATALDI E IL GESTO. “Certamente va ringraziato per la buona volontà e per il gesto di forte generosità, tutti abbiamo capito lo spirito, ma quella manovra, e lo dico senza voler fare polemiche, non andava fatta per due motivi.

Esistono patologie per le quali il paziente può serrare la bocca improvvisamente e provocare gravi lesioni alle dita. Inoltre, se la manovra di disostruzione delle vie aree viene fatta senza adeguata conoscenza c’è il rischio di provocare ferite alla mucosa della bocca e quindi per le vie respiratorie può diventare un problema il sanguinamento conseguente, visto che il paziente non è reattivo.

Rispetto fortemente il gesto, ma aggiungo che bastano quattro ore di formazione per acquisire competenze che salvano una vita”.


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