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Tre gare, tre pareggi e il Franchi già contesta squadra e società

Inizio a rilento per la formazione viola con Palladino alle prese con una rosa senza idee e ancora incompleta

Che agosto triste. La Fiorentina non gioca e non vince neanche contro il piccolo Venezia, mentre la Fiesole fischia tutti. Giocatori e soprattutto società, colpevole di aver ceduto un’altra stella (Nico, a lungo offeso dalla curva Fiesole traslocata in Ferrovia) alla Juventus.

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Scrive il Corriere Fiorentino. Non solo cantiere insomma, il Franchi ieri pareva una polveriera: «La vostra ambizione è vendere la nostra passione? », è stato lo striscione srotolato dagli ultras a inizio partita, accompagnato dai cori-dejà vu «Spendere bisogna spendere» e «Rispettate la nostra maglia», per altro salutati dagli applausi di tutto il Franchi.

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A fine partita poi è arrivato il resto. Dopo lo scialbo 0-0 contro una delle squadre (sulla carta) meno attrezzate del campionato, lo stadio si è sfogato con fischi e «buu» un po’ per tutti («Fuori le p...»), mentre il «Bisogna spendere» (riferimento piuttosto chiaro al mercato ancora aperto) si alzava di nuovo dalla curva.

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Lo spettacolo in effetti è stato a dir poco deludente

Nel primo tempo la Fiorentina, lenta e senza idee, ha calciato in porta praticamente solo con la rovesciata di Kouame, mentre nella ripresa ci ha provato a sprazzi, aggrappandosi alla potenza di Kean e a qualche sgroppata di Dodo e Parisi.

Poco, troppo poco per pensare di farla franca, contro una squadra ben messa in campo da Di Francesco e sempre pronta a pressare e a interrompere la (già scadente) trama viola con continui falli tattici. Palladino già dopo la Puskas aveva parlato di mancanza di identità, e infatti la verità incontestabile del campo racconta che la Fiorentina non è squadra.

Manca di trame, di talento e di personalità, è incompleta in tutti i reparti ed è pure fuori condizione. La sosta (e il recupero di Gudmundsson) in questo senso aiuterà, il resto lo dovrà fare il d.s. Pradè in questi ultimi giorni di trattative.

E naturalmente l’allenatore, che ancora, pur rivoluzionando il modulo, non è riuscito a dare un’anima a questa squadra. Un po’ come Italiano nel suo primo anno di Conference, forse per risparmiare energie in vista del playoff di giovedì, forse per dare spazio a chi ha giocato meno, Palladino ha scelto di far tabula rasa con nove titolari su 11 cambiati rispetto al 3-3 col Puskas di giovedì.

Una rivoluzione che non ha pagato (e che non pagò nemmeno ai tempi del predecessore), anche se il debuttante Richardson, nonostante gli impacci iniziali, qualcosa di buono l’ha fatto vedere. Male invece Barak, male Kouame e pure il subentrante Colpani, tutti incapaci di servire Kean, l’unico (a proposito, perché cambiarlo con ancora un quarto d’ora da giocare?) che in questo periodo di magra viola, sembra in grado di creare qualcosa di buono sotto porta.

La cronaca dell’afosa serata fiorentina impone di parlare anche delle parate del veneziano Joronen, ma è pur vero che il buon Terracciano ha salvato la baracca sulla velenosa girata del giovane Raimondo. Non ci siamo insomma.

Il terzo pari (su tre partite) della stagione somiglia parecchio a una sconfitta e diventa l’ennesimo schiaffo alle tanto sbandierate ambizioni viola. Giovedì c’è di nuovo la Conference, in una partita da dentro o fuori. Nel frattempo Commisso dovrà dare il via libera ad acquisti di livello se vorrà tener fede ai propositi di inizio estate.

Giorni di fuoco che dovranno rendere meno triste questo agosto viola. Così com’è infatti, la Fiorentina rischia di passare un anno accompagnata dai fischi.


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