Restyling Italiano: la rivoluzione parte dalla volontà del tecnico di cambiare. La società lo sta accontentando
Già inseriti 8 nuovi giocatori, secondo Italiano il gruppo dello scorso anno era arrivato al limite. Serviva cambiare, anche a livello di motivazioni
Detto (o meglio chiesto) e, più o meno, fatto. La rivoluzione che sta cambiando il volto alla Fiorentina non è frutto del caso o di situazioni di mercato nate all’improvviso.Per capirla infatti bisogna ripartire da lì. Da quell’incontro andato in scena subito dopo la finale di Conference League al quale Vincenzo Italiano si presentò con tanta rabbia ancora in corpo per la sconfitta ma determinato come non mai a ripartire.
A una condizione: che la dirigenza
(e in primis ovviamente la proprietà) avesse le sue stesse ambizioni. Alzare l’asticella. E se si è deciso di andare avanti insieme, è perché l’allenatore ha trovato (soprattutto in Rocco Commisso) piena condivisione.Così scrive il Corriere Fiorentino. CAMBIAMENTI. «Gli garantisco soltanto lo stipendio» disse il presidente ma in realtà è stato proprio lui a rassicurare il tecnico. La rivoluzione viola nasce da una precisa indicazione di Italiano per il quale per poter ripartire dopo i grandi sforzi della scorsa stagione era necessario un profondo rinnovamento.
Una rivoluzione che potrebbe portare a cambiare anche otto/dieci giocatori. E basta fare i conti per accorgersi di come si stia andando esattamente in quella direzione. A oggi sono usciti Cabral, Igor, Terzic, Saponara, Venuti, Bianco e Sirigu (più Maleh e Zurkowski che erano già partiti a gennaio) e sono arrivati o stanno per arrivare Nzola, Christensen, Mina, Parisi, Arthur, Infantino, Beltran e Sabiri.
E non è finita visto che molto probabilmente partirà anche Amrabat (e in quel caso si cercherà un sostituto) e che anche là davanti, e basta pensare a Jovic, qualcosa potrebbe ancora cambiare. ARRIVATI AL LIMITE. E poi la difesa.
Mancano ancora un vice Dodo e, soprattutto, un altro centrale. Soltanto allora il restyling sarà completo. Tutto nasce da lì. Dalla consapevolezza maturata nella testa del mister che il gruppo che aveva chiuso il 2022-23 con una rincorsa insperata in campionato e con la doppia sconfitta nelle finali di Coppa Italia e di Conference League fosse andato oltre i propri limiti.
Era impossibile, insomma, chiedere a quei giocatori di salire ancora un gradino. E non solo per questioni tecniche. Italiano infatti non ha mai chiesto fenomeni, ma buoni giocatori che fossero però particolarmente «affamati».
Anche perché già nel corso dei primi allenamenti così come nelle amichevoli è emerso in più di un calciatore un forte calo di motivazioni. Vale per Amrabat, che da gennaio preme per andarsene, ma non solo. Nelle prime uscite per esempio si era visto un Cabral intristito, sfiduciato, di certo non determinato a tutto pur di dimostrare all’allenatore che sbagliava a pretendere un nuovo centravanti.
Stesso discorso, più o meno, per Jovic. Per questo anche lui potrebbe lasciare mentre per Kouame, giusto per citare un caso contrario, il tecnico si è esposto in prima persona per far si che l’assalto del Genoa fosse respinto.
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