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Ombre viola al Franchi: questa è la Fiorentina di oggi

Il portiere finlandese grande protagonista della gara del Franchi, ma i viola non sono continui

Sarebbe un falso storico sostenere che questo pari fra Fiorentina e Venezia sia esclusivamente figlio della grande giornata di Joronen: il finlandese del Venezia ha parato tutto, ma sullo zero e zero del Franchi pesa – eccome – pure il gioco visto solo a sprazzi da parte dei viola.

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Scrive La Gazzetta dello Sport. Che per lunghe fasi soprattutto del primo tempo hanno manovrato per linee orizzontali, affidando le loro frecce solo all’arco di un eccellente Kean e di qualche affondo sulle corsie laterali. Né si può dire che la squadra di Eusebio Di Francesco sia arrivata al Franchi per fare le barricate.

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Ci ha provato sino all’ultimo, evitando così di finire risucchiata dalla vana spinta dei viola, ai quali è mancata la necessaria continuità per poter conquistare la prima vittoria della stagione in campionato. Così, se il pari alla fine è stato il risultato più giusto, chi può tornare a casa con il sorriso è proprio Di Francesco.

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Nicolussi Caviglia è entrato subito con il temperamento giusto, Raimondo ha dato all’attacco quella sostanza che Gytkjaer non era riuscito a garantire. Luci sulla Viola: Richardson, sicuramente: regia intelligente, buona visione di gioco, qualche giocata di livello superiore quando nella ripresa ha aumentato i giri del motore.

Le ombre

Ma se si considera che quello di ieri è stato l’ultimo crash-test prima del ritorno dei playoff di Conference in Ungheria contro la Puskas Akademia, sarebbe stato lecito aspettarsi qualcosa di più. A Palladino va bene così, e ciò conforta, anche se l’amarezza dei tifosi con i fischi a fine partita la dicono lunga su quanta strada ci sia ancora da fare prima di arrivare alla nuova Viola.

Assenze pesanti, certo, a partire da Gudmundsson, il cui impatto è destinato a cambiare volto alla squadra, o al ritardo di condizione di un Colpani ancora ingolfato. Però questa è la Fiorentina di oggi e gli striscioni esposti durante la partita legati alla cessione di Nico Gonzalez alla Juve sono lo specchio di una certa amarezza collettiva che solo il campo e il gioco potranno cancellare.


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