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Nico, il lider maximo con la 10 sulle spalle. Un anno dopo è tutto diverso

Un anno fa contro l'Inter usciva dopo 8 minuti con il Mondiale sullo sfondo, oggi invece è responsabilizzato con la 10

Mentre buona parte della squadra intorno a lui è cambiata, Gonzalez non è rimasto quello di un tempo ma è diventato altro. Un giocatore totale, finalmente un leader vero, e non l’attaccante altalenante sospeso fra l’estasi e la sciagura dei suoi primi tempi viola.

Lo ricordate vero appena sbarcato a Firenze dopo l’esborso monstre di 28 milioni? Il suo talento nitido lo si intravedeva già, eccome, ma le prestazioni tutto erano tranne che un inno alla costanza. Sì, il Gonzalez della prima vita fiorentina era un’ala destra capace di giocate fulminanti che però dentro la partita marcava assenze a ripetizione.

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Così scrive La Nazione. UN ANNO DOPO. Un anno fa, al minuto numero 8 della gara conl’Inter, il suo punto più basso. Quando la sua uscita anzitempo dal campo fu accompagnata dai fischi e dall’idea che quella fosse la fuga codarda di chi, attratto da altro, non ha a cuore la causa viola.

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Che immagine distante da quella riflessa dal campo domenica con l’Atalanta. Un Nico Gonzalez dominante, punto di riferimento costante per la squadra. Che non si nasconde ma è visibile in ogni attimo della gara, combattendo su ogni pallone e poi volando in cielo a servire per Bonaventura.

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63 minuti di intensità e classe, che hanno prodotto l’applauso convinto della gente viola. LEADER. Nico Gonzalez, il lider maximo di questa Fiorentina. Cosa l’ha cambiato? Forse il Mondiale mancato lo ha spinto a capire che per correggere la fortuna servono disciplina e fatica.

Forse l’età e l’esperienza di un atleta che, a 25 anni, ha capito che il tempo delle mele è finito. Forse la scelta di Italiano di responsabilizzarlo, facendolo giocare sempre e con compiti anche diversi più dentro al campo. O forse il numero di maglia.

Quasi fosse sospinto dall’energia di chi quella maglia, la 10, l’ha indossata prima di lui, Montuori e Antognoni, De Sisti e Rui Costa, Baggio e Mutu, spingendolo a una partecipazione diversa.


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