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Marani: “La Lega di A non pensi solo a sé”

Le dichiarazioni del presidente della Lega Pro

Rieletto presidente della Lega Pro, Matteo Marani ha parlato al Corriere della Sera: “Serve cultura nel calcio, come quella che aveva Artemio Franchi. Perché la cultura porta visione e la visione è importante se vogliamo fare le riforme che non sono più rinviabili.

E non mi fermo qui. Vorrei rinnovare il nostro mondo, portare nel calcio ragazzi che hanno studiato e conoscono le lingue. Serve una nuova classe dirigente. Abbiamo un bisogno disperato di giovani uomini e giovani donne. Da questo punto di vista mi sono dato da fare: il nuovo Consiglio di Lega Pro per metà è al femminile”.

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SVOLTA. “Che bisogna ricostruire il dialogo. Divisi non andiamo da nessuna parte. Mi rifaccio ancora una volta a Franchi, che nel ’66 governò in maniera impareggiabile la crisi dopo la Corea. Con la sua innata diplomazia riuscì a fare un fronte comune, così nel ’73, quando lo hanno eletto presidente dell’Uefa, Milan e Inter gli regalarono un pallone.

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Quel pallone adesso è a Firenze, negli uffici della nostra Lega, ed è il simbolo dell’unità. Quella che dobbiamo cercare anche adesso. Ottimista? Durante il Covid tutti abbiamo remato dalla stessa parte. Coesione e cooperazione.

Così si trovano le soluzioni. Bisogna mettere da parte gli egoismi. Se una Lega sta male, condiziona anche le altre».

LA SERIE A ALLA GUIDA. “Aggiungo in maniera legittima. Però deve capire che non può pensare solo ai propri interessi.

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Se vuole essere la locomotiva del treno, si deve preoccupare dei vagoni”.

Noi siamo l’ultima fetta di imprenditorialità italiana e facciamo per intero il nostro dovere”. RAPPORTI CON LA A. “Buoni. Alla notte della C c’erano quasi tutti quelli della A. Cairo mi ha detto che abbiamo fatto una cosa straordinaria.

Dobbiamo dialogare anche per risolvere una questione cruciale: il vincolo a 16 anni. Senza quello sarà la catastrofe perché le società non investiranno più soldi e il vivaio italiano chiuderà bottega con conseguenze nefaste per la maglia azzurra.

Non vogliamo vedere file di procuratori davanti alla sede dei club per spostare i ragazzini. C’è il rischio di una nuova Bosman”.


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