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Le punte viola segnano attaccando la profondità ma la Fiorentina gioca in orizzontale

Analizzando le pochissime reti segnate sino ad oggi dagli attaccanti viola si capisce come si trovino più a loro agio attaccando la profondità

Dopo diciassette gare il dato relativo ai gol dei centravanti continua a preoccupare in casa Fiorentina. Con la rete di Nzola a Leskovac il computo è salito a quattro, equamente diviso tra l’angolano e Beltran. Ma con di base lo stesso concetto di gioco: il suggerimento in profondità.

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Scrive il Corriere dello Sport-Stadio. Sia nel movimento che ha portato al rigore con il Cukaricki che nelle precedenti tre reti dell’ex Spezia e dell’argentino (al quale è stato annullato con la Lazio un gol simile agli altri), lo sviluppo dell’azione è stato il medesimo: lungo lancio in favore dell’attaccante - a scavalcare le linee di pressione avversaria - inserimento in area (o al limite) e conclusione vincente.

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Un canovaccio fortunato - riproposto pure a Udine nella rete di Quarta su lancio di Bonaventbura, il migliore in fase di assist - che tuttavia fin qui si è visto di rado.

STESSA FILOSOFIA

Logico se si pensa che la Fiorentina, dopo undici turni, è la squadra col possesso palla più alto (33’08” di media), è quattordicesima per attacco alla profondità con solo tredici azioni dirette e ha un “field tilt” - ovvero il possesso palla medio nella metà campo avversaria - pari al 64%.

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La conseguenza diretta di questa filosofia di gioco (spesso vincente) è che la Fiorentina è portata ad attaccare tanto in orizzontale e quasi mai in verticale. Ovvero nell’unico modo in cui le punte sono fino ad oggi riuscite a segnare.


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