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La seconda giovinezza di Bonaventura: si è preso anche la Nazionale

Leader con la Fiorentina e sorprendente anche in Nazionale: Jack si sta riscoprendo nonostante i trentaquattro anni di età

Ci sono voluti 34 anni, 53 giorni e 16 presenze ma un gol così (il primo, in azzurro) val bene l’attesa. Benvenuti nel magico mondo di Giacomo Bonaventura che tre anni fa, sembrava avviato alla fase calante della carriera. Abbandonato dal Milan, e dimenticato dalla Nazionale.

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Chi lo conosce però sa che tutto quello che sta vivendo adesso non è né sorprendente né, tanto meno, casuale. Scrive il Corriere Fiorentino. L’ha spiegato lui stesso, qualche giorno fa. «Mangio bene, mi alleno bene, cerco di riposare al meglio.

Insomma, faccio tutto quello che serve sia dentro che fuori dal campo». Nessun segreto insomma. Soltanto una straordinaria professionalità. Il resto, sta nei piedi. E in un cervello che pensa calcio come pochi altri. Talento, personalità, letture.

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Si spiega così la magia con la quale sabato a Bari ha stappato una partita che per la Nazionale si stava facendo molto più complicata del previsto.

È la sua specialità, ed è stato Luciano Spalletti a spiegarlo

«Ci voleva il colpo del campione - ha detto il commissario tecnico - c’era grande densità davanti all’area di rigore e anche sugli esterni avevamo difficoltà ad essere pungenti». Poi, appunto, la magia di Bonaventura. E allora via, con un altro paragone.

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Stavolta, dopo che nei giorni precedenti era stato definito il «nostro Bellingham» dallo stesso ct, si è parlato di Iniesta. «L’accostamento mi sembra giusto - ha confermato il tecnico di Certaldo - è uscito da due o tre situazioni molto complicate in mezzo al campo».

Un’illusionista (così veniva soprannominato l’ex Barcellona) che nasconde se stesso e il pallone per poi riapparire dove conta di più. Può essere in area di rigore, o nel traffico di metà campo per offrire una soluzione comoda al compagno.

Non solo. Bastava guardarlo, l’altra sera al San Nicola, per rendersi conto di come fosse totalmente padrone della scena. Suggeriva movimenti e giocate ai compagni, parlava, si confrontava con Spalletti. Come se avesse addosso la maglia viola, e stesse giocando con la Fiorentina.

«Sono agevolato dal fatto che il mister qua ci chiede le stesse cose che faccio con i viola», ha detto Giacomo a fine gara. Il ruolo, in effetti, è quello. Mezzala di un 4-3-3 molto ibrido che in fase di possesso si trasforma in 4-2-3-1 proprio perché a lui si chiede di alzarsi, e di andare a supporto del centravanti.

Un abito che Italiano gli ha cucito addosso su misura riuscendo, in questo avvio di stagione, ad esaltarlo ancora di più cercando di ridurne ancora il raggio di azione. L’anno scorso infatti, senza un vero e proprio regista, toccava a lui abbassarsi per dare qualità alla manovra.

Con Arthur invece, Jack può concentrarsi soprattutto sugli ultimi trenta metri, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. con 4 gol è il centrocampista che segna più di ogni altro in serie A. E, se si estende il quadro ai 5 top campionati europei, si scopre che nel suo ruolo c’è soltanto un giocatore che segna più di lui e, guarda un po’, è proprio Bellingham.

Una vera e propria seconda giovinezza, visto che mai in carriera è partito così forte dal punto di vista realizzativo

E se per Italiano in questo momento «la Fiorentina non può farne a meno» (non a caso Giacomo è partito titolare in tutte le gare dei viola, esclusa la trasferta di Genk nella quale non era disposizione) anche Spalletti, se il rendimento resterà questo, non potrà rinunciarci.

Nell’immediato, anche se martedì a Wembley dovrebbe lasciarlo in panchina, e all’Europeo. «Passa tutto dalle mie prestazioni con la Fiorentina. Se dovessi far bene, perché no? ».


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