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La nuova tattica di Palladino: geometrie, partenza dal basso e ricerca del 'terzo uomo'

I compiti degli esterni e dei centrocampisti. Ecco cosa cambia nell'idea di calcio del nuovo allenatore gigliato

All’interno della tesi con cui si è diplomato a Coverciano, scrive La Nazione, c’è un intero capitolo che Raffaele Palladino ha scelto di dedicare alla ricerca del terzo uomo in fase di costruzione. Una rete consolidata di passaggi nella quale il tecnico crede e che anche in questi primi giorni di lavoro al Viola Park è stata più volte testata con successo.

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Il concetto, sulla carta, è semplice: il portiere ha l’obbligo di muovere la sfera dal basso, suggerendo con un tocco corto o per il centrale difensivo più vicino (di solito il secondo dei tre) o per il quarto di centrocampo (di norma l’esterno sinistro), i quali a loro volta sono chiamati a cercare l’interno della linea mediana con funzioni di play - ovvero il terzo uomo - che poi dovrà impostare rapidamente l’azione in attacco.

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Sulla carta, tutto molto cristallino. Eppure questo rischia di diventare un dogma sul quale Palladino insisterà con frequenza, specie perché ad oggi se in difesa si aspetta il rientro di Milenkovic dalle vacanze è in mezzo al campo che si stagliano i cantieri aperti più evidenti.

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Non è un caso che in questi primi giorni di lavoro il mister abbia a lungo voluto registrare le capacità in fase di impostazione di quattro mediani che dovranno alterarsi nel ruolo di regista (Mandragora, Infantino, Bianco e Amatucci) e che, al contempo, la società abbia fatto intuire che la priorità sul mercato sarà l’individuazione a stretto giro di due centrocampisti dai piedi buoni.

Ma se per l’ex Udinese e l’argentino il destino sembra tracciato (Rolly finirà per tornare a fare l’incontrista mentre il classe 2003 potrebbe salutare), la curiosità maggiore è più sui due baby prodotti del vivaio viola.


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