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La Fiorentina torna al vecchio metodo: tanto turnover a Udine

A meno di 70 ore dalla Conference Italiano potrebbe forse cambiare ben sette uomini rispetto a Genk

Come scrive il Corriere dello Sport, Vincenzo Italiano cambia la Fiorentina per continuare a vincere in campionato dando seguito al 3-2 di domenica scorsa contro l’Atalanta, che a sua volta è stato un trampolino di rilancio dopo il punto conquistato tra Lecce e Inter.

Trascorse appena sessantasei ore dalla fine della partita di Genk al fischio d’inizio di quella di oggi a Udine, è la ragione che spinge il tecnico viola a fare una robusta rotazione. Scelta e necessità. È troppo importante che la Fiorentina in Friuli sia fresca e pimpante contro un avversario che, come molto spesso accadrà in stagione, avrà avuto tutta la settimana a disposizione per preparare la partita.

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Troppo importante che abbia una buona scorta di energie atletiche da cui attingere e la sola forza della testa non basta a compensarle se mancano: la trasferta di Milano contro Lautaro Martinez e compagni, quando Italiano variò un solo giocatore di movimento (Beltran per Nzola) più il portiere - rispetto all’impegno precedente contro il Rapid Vienna in Conference League - dando comunque spazio a chi non era al 100 per cento fisicamente perché sperava prevalesse l’aspetto mentale, sta lì a dimostrarlo come esempio/monito.

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Forse ne cambia sette Italiano se le rotazioni di formazione saranno effettivamente rispettate nel numero, ma uno o due in meno non sposterebbero la sostanza della questione e c’è molto del “nuovo” pensiero dell’allenatore siciliano dentro questo modo di fare annunciato proprio a San Siro: dove e quando, oltre ad assumersi onestamente le proprie responsabilità nelle scelte reiterate in toto o quasi dalla Conference League al campionato, ha assicurato che non avrebbe più parlato di partite da preparare in pochi giorni.

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Tradotto: si fa con quel che c’è, ché la rosa offre comunque alternative, e non si dà spazio ad eventuali alibi. Oggi è l’occasione ideale per mettere il pensiero in pratica: di tempo ne ha avuto oggettivamente e inconfutabilmente poco, quindi i cambi serviranno ad evitare almeno fisicamente quanto è accaduto al “Meazza”.


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