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Il ritiro monastico in B, l'addio turbolento e la festa al ritorno a Firenze: quante emozioni per Ranieri

La risalita dalla B, la Coppa Italia e la Supercoppa. E' stato il penultimo a vincere a Firenze

L’approccio fu penitenziale. Gli avevano raccontato quello che era successo nella stagione precedente, anche e soprattutto in ritiro, a cominciare proprio dai primi giorni a Pinzolo ed era «leggermente» prevenuto.
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La Fiorentina era poi finita in B, lui era rimasto scottato dall’esonero di Napoli e allora vai col ritiro monastico: Roccaporena. Piazzò il capitano Carobbi, che dopo poco se ne sarebbe andato a Lecce, a fare il poliziotto: arrivi in ritardo ad allenarti?

Multa. Non rispetti l’orario di colazione, pranzo e cena? Paghi di tasca tua. Senza sconti per nessuno, anche se giochi in Nazionale. Claudio Ranieri atterrò a Firenze nell’estate del 1993 indossando l’elmetto, ma quando se ne andò via nel 1997, pur avendo ancora un anno di contratto, era un altro uomo.

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Così scrive il Corriere Fiorentino. QUATTRO ANNI INTENSI. Il tecnico era cambiato poco: pragmatico, sempre alla ricerca del miglioramento, capace di fare gruppo, creando spesso un fortino nello spogliatoio. Rispettato da tutti, ma mai temuto, perché ha sempre trovato la parola giusta al momento giusto.

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A parte qualche frizione con Massimo Orlando, e alla fine con Baiano, tutti quelli che ha allenato hanno continuato ad averlo nel cuore e pure nella testa per gli insegnamenti raccolti. A cambiare nei quattro anni fiorentini è stato il suo rapporto con gli altri: si è sciolto, scrollandosi di dosso un po’ di diffidenza e anche di permalosità.

Insomma, non proprio un antesignano di Prandelli, ma un uomo che si trovava a suo agio a San Frediano come al Bar Marisa. Uno dei suoi maggiori meriti è stata la superlativa gestione di Vittorio Cecchi Gori: come lui non l’ha mai saputo prendere nessun’altro e basterà pensare ai disastri del rapporto con chi lo sostituì in panchina, Malesani, per apprezzarne il lavoro quasi quotidiano.

Lunghe telefonate, incontri per far sbollire il presidente, per spiegargli perché magari Robbiati giocava così poco o come mai Rui Costa veniva sostituito spesso. Quattro anni a Firenze sono un’era calcistica e quando se ne andò il rapporto era abbastanza consumato, ma la maggior parte dei tifosi si è poi pentita di come venne salutato all’ultimo giro.

FESTA. Dieci anni dopo la sua prima volta, tornò al Franchi per allenare la sua vecchia squadra contro quella che aveva appena vinto il campionato di C2 e fu una grandissima festa. Per i 90 anni viola un’apoteosi e ogni volta che ha salito la scaletta sotto la Fiesole ha ricevuto applausi.

Meritati. Tutta Firenze ha tifato Leicester nel 2016 e i suoi vecchi ragazzi hanno fatto a gara nel fargli i complimenti. L’uomo che riportò a Firenze un trofeo dopo 21 anni ha sempre fatto, in silenzio, molto per gli altri, anche apparendo da testimonial a patto che i soldi del suo compenso andassero alle onlus.

Firenze non vale Roma nel cuore di Ranieri, ma insieme a Cagliari è una delle città che ha amato di più.


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