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Gli ex Viola: "Fiorentina vinci la Conference League e cancella Avellino"

La Fiorentina questa sera ha la possibilità di portare a casa un trofeo europeo dopo tante delusioni avute proprio in campo internazionale

«Fiorentina, alza la Conference League al cielo di Praga». Lo chiedono con orgoglio gli ex viola che trentatré anni fa erano in campo per l’ultima finale europea della squadra viola. Sarebbe una piccola-grande rivincita trasversale anche per loro.

Che la Coppa Uefa non riuscirono a vincerla nella doppia sfida contro la Juventus. Per il modo che ancora fa riaffiorare amarezza, delusione e sì, anche rabbia, mai sopite. Scrive il Corriere dello Sport-Stadio.

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FORMA IDEALE

«Sono fiducioso - afferma Sergio Battistini che di quella Fiorentina era il capitano - perché la formazione di Italiano ci arriva in un ottimo momento di forma atletica e tecnica. Ci sono tutti i presupposti per fare una grandissima partita.

Pur affrontando un’ottima squadra come il West Ham. Vincere una coppa internazionale sarebbe una grande gioia per calciatori, allenatore, società e tifosi. E anche per noi che ci hanno fatto andare ad Avellino a giocare la finale di ritorno.

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Ci abbiamo provato e rimane il rammarico di non esserci riusciti. Considerando poi che molti di noi erano già con le valigie in mano, credo che più di così non potessimo fare. Dopo aver eliminato lungo il percorso, tra le altre, Atletico Madrid, Dinamo Kiev, una grandissima di allora, e Werder Brema».

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TUTTO SU NICO

La fiducia di Battistini è la fiducia di Alberto Di Chiara, un ex che segue molto da vicino le vicende della Fiorentina. «Premessa: le finali si giocano sempre con tutti - afferma - e questa contro il West Ham è come minimo equilibrata.

Anche se forse gli inglesi hanno un pizzico di esperienza in più. Italiano ha lavorato bene sotto il profilo mentale. E la squadra ha reagito subito dopo la sconfitta dell’Olimpico con due vittorie contro Roma e Sassuolo che aiutano ad essere ottimisti.

E, intanto, hanno aperto uno spiraglio al ritorno in Europa via campionato. Due finali rappresentano sempre un risultato gratificante, però è chiaro che poi alla fine il senso alla stagione lo dà la conquista del trofeo: e oggi a Praga la squadra viola la possibilità ce l’ha.

Sarebbe una piccola rivincita anche per noi, battuti trentatré anni in un contesto differente e pur facendo un cammino eccellente contro avversari di grande valore. Chi può deciderla? Dire Gonzalez è scontato e inevitabile. E aggiungo Bonaventura.

L’organizzazione e il gioco contano, ma in una finale conta di più la qualità individuale».

RICOMPENSA MERITATA

La pensa così anche Renato Buso per indicare il possibile match-winner in casa viola e per inquadrare il tipo di partita tra due contendenti che hanno punti di contatto a suo modo di vedere, ma poi a decidere sarà altro. Meglio, altri.

«Quando si parla di una finale - sono le parole dell’ex attaccante - bisogna mettere in conto tanti fattori che non sono soltanto quelli tecnici e tattici. In una sfida secca, un pizzico di fortuna, ad esempio, può spostare gli equilibri.

Fermo restando che a fare la differenza sono i campioni. A Roma è stato Lautaro-Fiorentina 2-1 più che Inter-Fiorentina 2-1, per questo mi aspetto tanto da Nico Gonzalez. E, abitando a Firenze, so che se lo aspettano anche i tifosi viola che tornano a vivere una finale internazionale a distanza di trentatré anni dall’ultima volta.

La vittoria della Conference se la meritano loro, la squadra di Italiano e la società. E sarebbe una piccola ricompensa anche per noi della Coppa Uefa 1990».

JACK, ANZI ASSO

Il punto ce lo mette Celeste Pin. «Intanto - dice l’ex difensore viola - sono contento di non trovare la Juventus in finale. Battute a parte, le sensazioni sono positive, perché negli ultimi mesi la Fiorentina si è ricompattata e ha fatto un percorso eccellente, sia in Italia che in Europa.

La finale, banale ma ovvio, ha tutta una storia a sé. Però la squadra di Italiano possiede le qualità per avere la meglio su un West Ham che mi aspetto “fisico”, che metta giù la testa e vada a duemila all’ora. Sarà fondamentale colpire al momento giusto.

Evitando qualsiasi tipo di errore in difesa. Su chi punto? Su “Jack” Bonaventura. Con la sua conoscenza del calcio può essere l’asso nella manica».


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