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Fiorentina fondata sulle ali: dieci gol e non c'è solo Gonzalez

I conti cominciano a tornare anche sugli esterni. Nico il mattatore, ma il gol manca solo a Sottil

Gli esterni offensivi sono attaccanti a tutti gli effetti, ha sempre detto e ripete Vincenzo Italiano. Che tradotto significa devono fare gol, magari con l’aggiunta di qualche assist grazie alla posizione “privilegiata”. In poche parole devono essere decisivi, in quanto importanti - anzi fondamentali - per il gioco viola com’è riconosciuto che sono.
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Ed è il motivo per il quale il tecnico chiede tanto a loro, forse più che ad altri calciatori in altri ruoli. Come stanno andando quest’anno le aspettative di Italiano? Piuttosto bene, anche se tutto è ovviamente migliorabile: dei cinque esterni in organico, sono già andati a segno tutti tranne Sottil.

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Una parte dei risultati viola si legge così, scrive Il Corriere dello Sport.

Cinque esterni, si diceva. Nel conto ci va messo anche Nico Gonzalez e “anche” è presto spiegato con la trasformazione in atto e già avvenuta dell’argentino, appunto da ala d’attacco a centrocampista e rifinitore, a centravanti e se serve a difensore che rincorre gli avversari, metamorfosi completa di un calciatore che era universale per dna e che universale è diventato ben oltre il numero molto rappresentativo che porta sulla schiena: 7 dei 10 gol sono suoi in questo avvio di stagione (5 in campionato e 2 in Conference League), uno a testa l’hanno firmato Brekalo, Kouame e Ikone (il francese in Europa), mentre fermo a quota zero è come detto Sottil.
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Un (notevole) salto in avanti rispetto ai 4 gol (2 Nico Gonzalez, uno a testa Kouame e Ikoné) che gli esterni offensivi avevano segnato in totale lo scorso anno nello stesso periodo (prime otto giornate di campionato, più playoff e due turni della fase a gironi di Conference League) e rispetto ancora ai 4 gol (2 Nico Gonzalez, uno a testa Sottil e Saponara) nelle prime otto giornate di campionato (più primo turno di Coppa Italia) del 2021-22.

E’ evidente che il salto in avanti nel confronto con le prime due stagioni di Italiano sulla panchina viola porta la firma soprattutto del talentuoso sudamericano, che il cambio di passo l’ha fatto di suo e le due cose si legano insieme, ma è la condivisione a dare spinta e risalto al nuovo “corso” degli esterni.


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