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Aspettando Dodo. Il brasiliano sta tornando al top e Palladino non ci rinuncia mai

L'esterno gigliato ha la piena fiducia di Palladino e anche un ruolo formale di guida quando dal campo esce Biraghi

Domenica il pubblico del Franchi lo ha visto per la prima volta con la fascia al braccio. Complice l'uscita di Biraghi nell'intervallo di Fiorentina-Lazio, Dodo è diventato il capitano. Un passaggio puramente formale, scrive il Corriere dello Sport, perché quello simbolico era già avvenuto in estate.

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Non per un decentramento nelle gerarchie di Biraghi, ma per la crescita, a livello di influenza nello spogliatoio e nell'ambiente che circonda la squadra, di Domilson Cordeiro dos Santos, nato a Taubaté (Brasile) forse per sbaglio, viola ormai nel sangue - e alcune volte anche nei capelli.

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Quando anche gli altri due capitani di questo gruppo, Biraghi e Quarta, escono dal campo, lui rimane al suo posto. A discapito di un Kayode per il momento in naftalina, Palladino non ci rinuncia mai: finora il diktat è stato "Dodo più undici".

Nelle cinque di campionato non ha saltato neanche un minuto. In generale, in stagione, la Fiorentina ha giocato senza il suo numero due solo nel primo tempo all'andata contro la Puskas Akademia e nei supplementari al ritorno.

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Ci ha messo un po' a ingranare, intrappolato anche lui nel vortice di orrori difensivi delle prime giornate. Ma Palladino non ha mai avuto dubbi sul suo pendolino carioca: Dodo è legittimato a rischiare, il tecnico viola gli dà il via libera di osare e sbagliare, ma gli richiede anche sforzo e applicazione difensiva.

Come contro la Lazio, dove è riuscito a mettere la museruola alla locomotiva Nuno Tavares: proprio da un loro duello e dall'ennesimo affondo del brasiliano è nato il rigore del definitivo 2-1. E non è un caso che lì, a calpestare la linea di fondo al 90', ci fosse proprio lui.

Ancora non sembra aver raggiunto il top della forma, non ha messo a referto nessun passaggio vincente all'amico Kean - tra i due è in ballo ancora la scommessa degli otto assist, anche se l'ex Juve ce ne ha messo del suo domenica, cestinando un bel cross del brasiliano con un colpo di testa sbilenco - ma la prova contro la Lazio è incoraggiante per quello che verrà, con la Fiorentina e non solo.

All'orizzonte c'è un'altra stagione da protagonista (la terza) a Firenze, dove nel frattempo è diventato l'idolo della Fiesole. Dodo ormai pensa e respira viola, ma ci sono anche altri due colori in testa. Il verde-oro del Brasile, che ancora non lo ha chiamato; il suo rapporto con la Seleção è fermo a una manciata di gare giocate tra il 2017 e il 2020 nell'Under 23 ma lo scorso anno, prima dell'infortunio al ginocchio patito a settembre, in patria lo stavano tenendo d'occhio da vicino.

Poi il crack, esattamente un anno fa. Adesso, a trecentosessantacinque giorni dall'incubo di Udine, Dodo torna a sognare anche in verdeoro.


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