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Arthur il "cane in gabbia", Jack a tutto campo. Italiano raccoglie i frutti in mezzo

Il brasiliano finalmente tornato a fare quello che gli riesce meglio. Bonaventura non smette di stupire. E si intravedono le potenzialità di Nzola davanti

Ha fatto tutto e bene, la Fiorentina sabato sera a Marassi. Come squadra e come singoli: il risultato lo dice, ma si trovano un sacco di cose che fanno felice Vincenzo Italiano in un debutto atteso, temuto. E vincente. Detto che c’è anche una cosa che il tecnico non ha apprezzato, ovvero il gol subito per un’uscita difensiva sbagliata sul rilancio dal calcio d’angolo.

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La Fiorentina padrona del campo s’era vista tante volte anche lo scorso anno, il secondo della gestione Italiano che nel terzo non vuole più si ripetano certi errori, ma il premio altrettanto di sovente non aveva ripagato gioco e occasioni creati dalla squadra.

Stavolta sì, nettamente, oltre i demeriti di un Genoa nettamente sottotono e apparso alla mercé degli avversari, perché la Fiorentina ha fatto quello doveva fare. Bene, appunto. Così scrive Il Corriere dello Sport - Stadio. REGIA DI QUALITA'.

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Si parte dalla costruzione, affidata ad Arthur. Le amichevoli non avevano mentito e si era visto che il brasiliano aveva bisogno di campo e di partite per esprimere le sue qualità tecniche, la sua capacità di legare i reparti, la sua personalità per farsi dare il pallone dovunque e in qualsiasi situazione e poi gestirlo nella maniera giusta.

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Come ha sottolineato coloritamente ma efficacemente Pradè, «Arthur è stato come un cane tenuto in gabbia. E’ diventato quasi pazzo e aveva grandissima voglia di giocare». JACK UNIVERSALE. Ma se Arthur è stato il regista della vittoria, Giacomo Bonaventura è stato l’artefice vero e proprio, al di là di un gol e di un assist.

Centrocampista di ruolo, attaccante per mentalità, primo difensore quando serve e con il tap-in vincente sul tiro di Gonzalez respinto dal palo, si è subito tolto il pensiero di aggiornare il record personale: con quello del “Ferraris”, Bonaventura ha segnato almeno un gol in ciascuna consecutivamente delle ultime tredici stagioni di Serie A.

Nessuno come lui. Arthur e Bonaventura, un nuovo e un vecchio, più un altro nuovo dentro i “segreti” del debutto col botto per i viola: M’Bala Nzola. Per gli effetti speciali ci sarà tempo (a breve), ma intanto l’angolano ha dimostrato quello che un centravanti significa per una squadra.

Profondità, peso, soluzioni, appoggi. E soprattutto certezze.


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